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Frequenza200, puntare sull’inclusione per fermare la dispersione

A un anno e mezzo dall'avvio del network contro la dispersione scolastica, Intervita lancia il Manifesto di Frequenza200, centrato sull'inclusione e sulla scuola aperta al territorio

di Sara De Carli

Sono partiti da Torino, poi sono stati a Napoli, il 21 maggio saranno a Palermo e il 23 maggio a Milano. Sono i quattro workshop di Frequenza200, il network promosso da Intervita per contrastare la dispersione scolastica, che puntano a cambiamo la scuola partendo dai ragazzi, dando loro parola, valorizzandone idee, vissuto, riflessioni. Gli incontri si intitolano “Ma tu, che scuola vuoi?” e declinano bene l’approccio che l’intero progetto ha: contrastare la dispersione scolastica tramite l’inclusione dei ragazzi. Inclusione diventa la parola chiave di un approccio complessivo che vede la scuola come luogo aperto al territorio e cuore del Manifesto di Frequenza200, lanciato a un anno e mezzo dall’avvio della rete. Alessandro Volpi è il referente Programma Italia di Intervita e spiega i risultati raggiunti a questo punto del percorso.

Cominciamo dai numeri?
In questo momento con la rete Frequenza200 abbiamo coinvolto circa 2mila ragazzi, nelle scuole e nei centri diurni avviati nelle quattro città su cui operiamo, Milano, Torino, Napoli e Palermo. Sono attivi 70 operatori, ci siamo confrontati con una cinquantina di scuole secondarie di primo e secondo grado e con circa 200 docenti. L’80% dei ragazzi coinvolti è rimasto all’interno del circuito formativo, anche se quel che più conta sono la qualità e l’inclusività di questo “rimanere”. Da pochissimo poi alle quattro città si è aggiunta Roma, con una vicenda molto bella: nel quartiere di San Basilio c’era una scuola vuota, ristrutturata non più di 3 o 4 anni fa ma non utilizzata per via degli accorpamenti. Ce l’hanno segnalata i nostri volontari e alla fine, da poco più di un mese, abbiamo ottenuto quegli spazi in uso gratuito. È una scuola a tre piani, diventerà un hub restituito alla cittadinanza, non solo per noi.

Quindi Frequenza200 cresce?
Sì, dovevamo arrivare al 2016, durerà fino al 2018. L’anno prossimo apriremo anche al di fuori delle grandi città, nel barese, nel cagliaritano e nel modenese, perché quando si pensa alla dispersione scolastica troppo spesso ci si focalizza sulle grandi città. È chiaro che lì i numeri sono più grandi, ma non è un problema che esiste solo lì. Per non dire che nelle grandi città è più facile che siano già stati avviati interventi dedicati… e questo è un altro grosso capitolo, perché nessuno ha mai valutato l’efficacia di tutti questi interventi.

Dalla vostra esperienza sul campo qual è il paletto fondamentale?
Intanto cominciamo a dire che noi stiamo riflettendo seriamente su questo tema, ovviamente partendo da noi. A giugno uscirà un quaderno di ricerca-azione dedicato proprio alla valutazione dei progetti di contrasto alla dispersione scolastica, mentre a ottobre daremo i risultati della ricerca nazionale sulla dispersione scolastica che stiamo facendo insieme all’Associazione Bruno Trentin di CGIL, la Fondazione Giovanni Agnelli e con il  contributo di CSVnet, con dati dettagliati sui numeri della dispersione scolastica, il suo costo ma anche il valore degli interventi fatti dal terzo settore.

Dal Manifesto mi sembra di capire che la parola chiave sia inclusione, è corretto?
Il Manifesto (scaricabile in allegato; qui il link per firmarlo)  è il frutto delle rilettura del nostro intervento, partendo dall’esperienza concreta fatta in cinque territori. L’obiettivo è l’aggregazione di quanti si riconoscono in questa istanza. Lavorando sul campo la cosa più evidente è il fatto che è necessario lavorare nei territori. È ovvio che non si può prescindere dal partire dalla scuola, ma è altrettanto vero che nessun servizio educativo può resistere al di fuori dal dialogo con il territorio, con una scuola avulsa dal contesto. La forza del progetto sta nell’essere percepito come qualcosa che appartiene al territorio, a Torino come a Palermo, e questo è possibile perché abbiamo lavorato molto con i genitori.

Le scuole hanno gli strumenti per realizzare concretamente l’inclusione?
A ottobre a Bergamo ci sarà un importante evento in cui veràà presentata la traduzione italiana del manuale di valutazione sull’inclusione sociale, uno strumento a disposizione delle scuole per autovalutare la propria capacità di inclusione. Noi lo promuoveremo in giro per l’Italia, insieme ai pedagogisti dell’Università di Bergamo. Sarà uno strumento prezioso.

Da poco presso l’Autorità Garante per l’Infanzia è nato un gruppo di lavoro sulla dispersione scolastica, di cui fate parte. Che obiettivo ha?
Il 29 aprile, si è svolta la prima riunione. Si tratta di un gruppo di lavoro coordinato dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza di cui Intervita – tramite il network Frequenza200 – fa parte insieme ad altre 9 organizzazioni impegnate nella lotta alla dispersione scolastica. L’obiettivo è produrre un rapporto rivolto ai rappresentanti politici contenente le possibili linee guida per mettere in atto le pratiche di contrasto che si sono rivelate efficaci durante l’esperienza sul campo. Il rapporto verrà consegnato al Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, per coinvolgere ancora di più le istituzioni nel raggiungimento dell’Obiettivo di Europa2020: abbassare al 10% (contro il 17,6% attuale), il tasso di dispersione scolastica in Italia.