Oggi in Italia, secondo l'Istat, il 17,6% degli studenti lascia prima di concludere il percorso scolastico. Circa 120mila giovani interrompono le scuole superiori e non arrivano al diploma. Circa 114mila non arrivano alla licenza di scuola media. Tre dati che mostrano come sulla fascia di popolazione in età giovanile (14-19 anni) si concentrino problematiche differenti, ma comunque gravi e tali da renderla sempre più fragile e vulnerabile. In particolare i fenomeni della dispersione scolastica, della disoccupazione giovanile, e dell’aumento del disagio rappresentano tre momenti di un circolo vizioso che si alimentano a vicenda e che negano o comunque rendono difficile per i nostri ragazzi la possibilità di un affronto positivo della realtà.
È in fortissima crescita anche il fenomeno dei Neet (Not in Education Employment or Training): si parla del 24% dei giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni, altri 2 milioni in Italia, un record europeo. Gli effetti combinati di disagio, dispersione scolastica e disoccupazione giovanil sono aggravati dalla distanza tra mondo della scuola e mondo del lavoro: due universi che non riescono a capirsi perché parlano linguaggi differenti e sono separati da incolmabili distanze in termini di obiettivi, bisogni e metodi. La conseguenza è una maggiore difficoltà di inserimento lavorativo delle giovani generazioni e quindi un’ulteriore situazione di incertezza sul futuro.
Per discutere di questi temi la cooperativa In-presa di Carate Brianza organizza un convegno, "Giovani destini a perdere", in programma per sabato 17 maggio nella propria sede di via Emilia Vergani 14, a cui parteciperanno l'Assessore all'Istruzione della Regione Lombardia Valentina Aprea; Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà; Renato Mattioni, segretario generale Camera di Commercio Monza e Brianza; don Sandro Ticozzi, incaricato della Scuola dei Salesiani di Lombardia ed Emilia.
In-presa realizza percorsi di alternanza scuola-lavoro, finanziati da Regione Lombardia, che si rivolgono in particolare ai ragazzi in dispersione scolastica, cioè coloro che hanno già avuto esperienze di bocciature o ritiri. Considerando gli studenti che hanno frequentato il loro ultimo anno nel 2010-11, a dodici mesi di distanza il 52% di loro ha un’occupazione stabile e un regolare contratto di assunzione.
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