Welfare

Qualche centinaio di profughi e l’assessore Majorino va in tilt

Sono in arrivo 300 profughi siriani e l'assessore Majorino ricomincia a lamentarsi a mezzo stampa. Lo fa da ottobre e la richiesta è sempre la stessa: intervenga il governo. Ma il Comune che fa? Bastano poche centinaia di donne, uomini e bambini per mettere in crisi l'ospitalità della "smart city"?

di Marco Dotti

Abbiamo la città delle meraviglie, la smart city che dovrebbe accogliere decine di migliaia di visitatori per l'Expo 2015.  Abbiamo la Milano che si impegna, lavora e si dedica all'altro. Abbiamo poi la Milano che parla e per l'ennesima volta lo fa per voce dell'assessore ai servizi sociali Pierfrancesco Majorino che, a giorni alterni, dirama comunicati stampa dichiarando che no, quando si tratta di accogliere qualche decina di profughi proprio il comune non ce la fa. Non ce la fa, ma a far cosa? L'accoglienza, finora, da chi è stata garantita? Dai comunicati stampa del Comune o dall'opera di tanti volontari?
Majorino è un assessore attivissimo in quanto a comunicati e presenze, soprattutto sulla stampa locale – lo avevamo costantato anche sul fronte No Slot: quanto a gagliardetti non lo batte nessuno – salvo poi ridurre quelle presenze a una strana opinabile declinazione del  fare ridotto a comunicato stampa, a battuta su facebook, ad alzatina di spalle come a dire: "fate voi" perché "noi non abbiamo i mezzi".
Milano ai tempi di Majorino è una città più accogliente? Forse no, forse sì,  chi lo sa. Ma oggi, per voce dello stesso assessore ai servizi sociali – che, si ricordi, gestisce un bilancio pari a quello di un piccolo Stato europeo – sappiamo che Milano è una città che ha introdotto le quote smart: sotto i 200 magari va bene, ci facciamo il convegno e il libretto, ma sopra la quota no, meglio di no.
Oggi il problema per l'attivissimo assessore Majorino  sono i profughi siriani. Anzi, il problema è la quota, perché il Comune si era impegnato per  240 posti, ma adesso ne sono in arrivo 300 che si andranno ad aggiungere ai 780 già accolti (occhio ai numeri, stiamo parlando di meno di 1000 persone, troppe per la smart city!).  Troppi, perché 800 si vedono, parlano, discutono e non si accontentano certo di una tartina e di un convegno.
Ecco il comunicato stampa diramato dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano alle 15:02:  “Dalla Prefettura ci hanno avvisato che sono partiti da Taranto trecento siriani, diretti a Milano, arriveranno questa sera. A Milano non abbiamo posto e sono destinati a dormire in Stazione, un centinaio di loro sono bambini. A questo punto se lo Stato e il Governo e il Ministro Alfano ci sono, provvedano per trovare una soluzione nel resto del Paese”.  Un caso interessante, questo: la smart city dichiara l'emergenza dinanzi a 780 persone provenienti "su un treno, da Taranto".
Da mesi, l'assessore Majorino ripete la medesima cantilena: non ci sono posti, non abbiamo strutture. A febbraio, per esempio, dichiarava: "Con questi arrivi – abbiamo esaurito la nostra capacità di accoglienza. Nei prossimi giorni rischiamo di essere costretti a non poter dare piu' ospitalità  nelle nostre strutture". Ma poi, grazie sicuramente alla buona volontà e alle poche chiacchiere di qualcuno, le strutture si trovano. 
Manco ci trovassimo dinanzi alla calata degli unni, manco Milano fosse l'epicentro di a uno di quei flussi migratori epocali che hanno spazzato via imperi e palazzi.  L'assessore Majorino non è davvero capace, o semplicemente non gli va di trovare 780 posti letto? Nel primo caso, è meglio si dia una mossa, nel secondo forse è meglio rimetta ad altri il suo incarico. 
 Il Comune è davvero tantoprivo di strutture, di sale, di stanze, non ha palestre né brande, né edifici dismessi, nulla?
La complessità non si governa a colpi di gagliardetti e comunitati stampa, è finito il tempo delle chiacchire. Ma a farne le spese non devono essere uomini e donne che altro non ci chiedono se non un gesto di comprensione e d'aiuto. Quel gesto che Milano non ha mai negato a nessuno e senza bisogno di comunicati stampa.

@oilforbook


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