Volontariato

Grazia Sestini: caro Cofferati, sei un conservatore

Il sottosegretario al Welfare commenta così il ricorso presentato da sindacati e Confindustria contro la rappresentanza del non profit al Cnel. Ecco le sue dichiarazioni

di Gabriella Meroni

«Le forze che hanno proposto il ricorso contro l?ingresso del terzo settore nel Cnel sono espressione della conservazione di questo Paese». Così Grazia Sestini, interpellata da Vita, commenta la decisione di Confindustria e sindacati di ricorrere contro la legge che prevede l’ingresso di 10 rappresentanti del Terzo settore al Cnel. «Queste forze infatti non vogliono accettare un atto di coraggio politico del governo, che ha riconosciuto come l?associazionismo e il volontariato siano espressioni della ricchezza morale ed economica di questo Paese. La composizione originaria del Cnel, recentemente modificata con l?apertura al non profit, era stata stabilita cinquant?anni fa, quando di terzo settore non si parlava nemmeno; da allora l?Italia è cambiata e un governo che si rispetti ha il dovere di assumersi la responsabilità di riconoscere questo cambiamento». «Il ricorso dunque», continua la Sestini, «mi sembra un atto di chiusura nei confronti della società civile che tra l?altro arriva adesso, molto tempo dopo le nomine, e non al momento dell?approvazione della legge; la presenza all?interno del Cnel di una rappresentanza del terzo settore, infatti, è stata prevista non da un decreto del governo, da ma da una legge dello Stato che ha passato tutti i vagli, dalla Corte Costituzionale alla Corte dei Conti, al presidente della Repubblica. Eppure finora nessuno aveva ravvisato problemi. E allora come mai tutto d?un tratto si fa ricorso? Se non esistono ostacoli di costituzionalità, che sarebbero davvero invalidanti, visto che il Cnel è organo costituzionale, come devo interpretare questa posizione?». Per Grazia Sestini la risposta è una sola: «Necessariamente come una chiusura di tipo politico e culturale, di stampo conservatore e reazionario, davvero inaspettata da parte di forze che dovrebbero invece rappresentare il mondo del lavoro, quindi la parte più dinamica della società. Sono sorpresa di questa presa di posizione delle categorie economiche, che anzi con questo irrigidimento dimostrano loro per prime di accorgersi dell?importanza di questo mondo del terzo settore. E allora perché rifiutarsi di riconoscerne anche la legittimità? Eppure tanti esponenti delle categorie economiche e sindacali sono impegnati in prima persona nell?associazionismo e nel volontariato. Forse si preferirebbe che associazionismo e volontariato rimanessero residuali e ai margini della vita del Paese, salvo poi servirsene quando serve, per evitare oneri economici. O forse queste forze temono che il volontariato venga riconosciuto per quello che di fatto è, cioè un soggetto economico. La mia definizione di conservatori quindi non è esagerata. Sindacati, Confindustria e le altre categorie economiche dimostrano di avere una concezione dell?economia antiquata, monetaristica, ferma agli anni Cinquanta. Perché è vero che il volontariato non fa fatture, ma eroga servizi che hanno un valore anche monetario notevole. E chi non lo capisce, anche se si chiama Cgil, dimostra di essere, di fatto, un conservatore».


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