Politica

Tobin Tax entro fine anno

Leonardo Becchetti, economista dell'Università di Roma, pur accogliendo positivamente la notizia rimane cauto: «aspettiamo i fatti concreti». Il bivio è chiaro, «si tratta di scegliere tra l'Europa dei burocrati e quella dei popoli»

di Lorenzo Alvaro

Il ministro Pier Carlo Padoan ha confermato che è stato trovato l'accordo tra gli undici paesi della cooperazione rafforzata sulla Tobin Tax. Il sì dunque è arrivato  in occasione dell'Ecofin, da parte di un lotto di Paesi, tra cui anche Italia, Germania e Francia, per il lancio di una tassa sulle transazioni finanziarie non oltre il primo gennaio 2016, con «risultati concreti» già entro la fine del 2014.

Gli undici Paesi che hanno deciso di riunirsi nella “cooperazione rafforzata” sono, oltre a Italia, Francia e Germania, Belgio, Estonia, Grecia, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia.  L'accordo raggiunto resta comunque vago ed è sotto accusa da parte di molti degli stati Ue che non lo hanno sottoscritto.

Per capire meglio di cosa si sta parlando Vita.it ha chiamato l'economista Leonardo Becchetti, docente all'Università Statale di Roma, e portavoce della Campagna ZeroZeroCinque portale di sensibilizzazione e informazione interamente dedicato a questa tassa.
 

Leonardo Becchetti

Becchetti sembra si sia trovato l'accordo sulla Tobin Tax. Che ne pensa?
È una svolta importante. Si tratta del seguito del percorso che iniziò nel maggio 2012 col voto del Parlamento europeo a larga maggioranza, mi pare 480 su 680 parlamentari. Era un paradosso che una volontà così forte del parlamento non avesse avuto seguito

Si parla però di un annuncio debole?
Si perché si parla di arrivare entro il 2016 alla realizzazione della tassa come volontà. Ma è vago nei contenuti. Non è chiaro il perimetro della tassa né l'aliquota. Il progetto europeo prevedeva 5 su 10mila, una tassa non solo sulle azioni ma anche sui derivati, seppur più bassa, e l'applicazione del principio della nazionale sia dell'asset che dell'intermediario  per ridurre al minimo le possibilità di elusione. ma è importante che si abbia una caduta concreta di questi annunci. Anche perché secondo i sondaggi dell'euro barometro i cittadini dell'eurozona sono a favore di queste norme  

Se non dovesse arrivare sarebbe un grave colpo all'immagine dell'Europa…
È una misura sulla quale si gioca la civiltà dell'Europa. Bisogna decidere se è più importante un euro risparmiato dal trading ad alta frequenta o un euro risparmiato per una persona che muore di fame o per le nostre scuole e i nostri ospedali. È un momento politico importante. Abbiamo visto la Chiesa Cattolica e il governo italiano svecchiarsi, avvicinarsi ai bisogni della gente. L'Europa deve fare la stessa cosa se vuole superare lo scetticismo. Deve decidere se vuole essere l'Europa dei burocrati e delle lobby finanziarie, che tra l'altro spendono 123 milioni di euro l'anno, o l’Europa dei popoli

La Gran Bretagna contesta la tassa e si dice pronta ad impugnarla qualora avesse effetto extra territoriale. È una minaccia reale?
È un fatto paradossale. L'Inghilterra ha la tassa sulle transazione finanziarie più alta d'Europa con il suo 2 per mille. Non si capisce questa presa di posizione. È del tutto ovvio comunque che se c'è una tassa su operazioni effettuate all'interno di questo perimetro di 11 paesi, anche gli operatori inglesi dovranno pagarla. Esattamente come pagano le tasse di soggiorno quando vengono qui a Roma in vacanza. Possiamo dire che è un  Paese ormai ostaggio della City. In goni caso la Commissione di Giustizia Europea si è già espressa rigettando questa idea della Gran Bretagna.  
 


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