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Achini: «no alla tolleranza zero, sì al dialogo con gli ultras»

Il presidente del Csi domani interverrà alla Giunta del Coni: «Regole certe contro i delinquenti, ma con i ragazzi delle curve bisogna parlare e confrontarsi, rapportarsi con loro solo in termini di Daspo non porta a nulla»

di Redazione

All’Olimpico, sabato sera sul campo della finale di coppa Italia, non c’erano solo Genny a ‘carogna e gli agenti protagonisti della “trattativa” che ha permesso il calcio d’inizio a Napoli-Fiorentina, c’erano anche 1.500 bambini degli oratori per la passerella finale della Junior Cup targata Csi. Sugli spalti il loro presidente Massimo Achini. Che oggi a  mente fredda anticipa a Vita.it le proposte che domani in occasione della giunta del Coni consegnerà nella mani di Govanni Malagò: «Siamo a una svolta, questo deve essere un punto di non ritorno».
 

Massimo Achini, presidente Csi



Da dove partire, presidente?
Lo sa qual è la cosa che mi ha più colpito sabato sera. Che mentre i bambini erano in campo tutti hanno applaudito. Prima e dopo invece è stato il solito spettacolo: insulti e bombe carta. La presenza dei bambini allo stadio è un detonatore fenomenale, alla faccia di chi dice che iniziative come la Junior cup non servono a nulla.

D’accordo, ma oggi la proposta che va per la maggiore pare essere il Daspo a vita. Insomma tolleranza zero…quante volte abbiano visto alzare questa bandiera senza che poi succedesse nulla?
Il Daspo  e misure similari servono a poco o nulla. Mi sembra evidente. E lo dico partendo da un punto fermo: contro i delinquenti le regole devono essere certe, nessuna indulgenza. Ma io non penso che fra gli ultras ci siamo solo violenti.

Quindi?
Quindi io dico: pugno di ferro con le teste calde, ma dialogo con le curve. Il problema non è che si vada a parlare con un capo tifoso dopo un pre partita tragico come quello di Fiorentina-Napoli. Il problema è che lo si deve fare in privato e non in pubblico, ma soprattutto che il capo tifoso è uno come Genny a’ carogna.

Possibile che nella curve ci siano solo personaggi del genere?
Io so che non è così. Di bravi ragazzi che vanno allo stadio ne conosco molti. Dobbiamo batterci affinché il punto di riferimento siano loro e non le “carogne”.

Lei fa parte della giunta del Coni, nelle vostre riunioni si toccano mai questi argomenti?
Sì,  ho ho grande stima di Abete a Malagò, perché so quanto abbiamo presente e a cuore la questione educativa. Occorre però uscire dall’ordinarietà dei ragionamento intorno ai Daspo e provare a tirare fuori un  guizzo.

Cos’ha in testa?
Domani ci confronteremo in giunta. Ma io penso che occorra aprire un tavolo di confronto con i tifosi. Metterli davanti alle loro responsabilità: se siete dei delinquenti vi cacciamo fuori dal nostro mondo, se non lo siete facciamo insieme la battaglia contro le mele marce. Poi occorre fare pressioni con le società in modo da aumentare il loro tasso di responsabilità sociale, che oggi sfruttano per appena il 10%. Dal Papa insieme a Napoli e Fiorentina c’ero anch’io. Le sue parole le abbiamo sentite tutti. Non giriamoci dall’altra parte. Poi sullo sfondo rimane la questione culturale. Qualcuno dirà che sono banalità. Io penso invece che formare dirigenti ed allenatori in grado di essere anche educatori sarebbe una rivoluzione. E su questo il Csi è pronto ad offrire al calcio professionistico proposte concrete. È il momento che ci ascoltino.


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