Welfare
Bergamo e le panchine liberate dal “ferrame anti uomo”
Intervista a Gianluca Spitalieri, il 33enne che lunedì ha divelto i braccioli installati dall'amministrazione comunale contro il bivacco dei senzatetto. "Rischio la denuncia, ma l'importante è aver fatto luce su un provvedimento razzista", spiega il giovane, candidato con una lista civica alle elezioni di fine maggio
“Ferrame anti uomo riconsegnato in Comune”. Gianluca Spitalieri, 33 anni, ha appena lasciato nelle mani dei vigili urbani di Bergamo sbarre e bulloni che lui stesso, con l’aiuto di un amico, ha divelto poco prima da alcune panchine della via centrale della città. Scrive quella frase su facebook, con tanto di foto, e nel giro di qualche ora diventa un paladino di giustizia sociale. Suo malgrado: “Volevo attirare l’attenzione su un provvedimento razzista della giunta cittadina, di certo non su di me”. Un gesto simbolico e concreto allo stesso tempo: dieci giorni prima, l’assessorato alla Sicurezza aveva deciso di installare su una decina di panchine di via Papa Giovanni XXIII, all’incrocio con via Angelo Maj, un bracciolo metallico da subito ribattezzato ‘anti clochard’, ovvero “pensato per ripristinare il decoro e non far stendere i senzatetto. Invece, oltre all’evidente razzismo, ha creato disagio a tutti, perché da quel momento nessuno avrebbe potuto abbracciarsi o rilassarsi in una giornata di sole”, spiega Spitalieri, che ha origini siciliane ma vive da cinque anni a Bergamo, dove insegna Italiano e Storia all’Istituto di ragioneria Vittorio Emanuele II, e dove è candidato per le prossime elezioni comunale del 25 maggio, nella lista Patto civico, orientamento centro-sinistra.
Come è maturata la decisione di prendere martello e chiave inglese per togliere i braccioli?
Domenica sera, assieme al gruppo di persone che mi aiuta nella campagna elettorale, si parlava dell’assurda decisione della giunta, volta a colpire una parte disagiata della popolazione probabilmente a scopo di propaganda viste le prossime elezioni. Da lì è nata l’idea di un’azione diretta di disobbedienza civile, che si è materializzata lunedì, quando siamo andati a rimuovere il ferrame.
Subito dopo ti sei recato in Comune a riconsegnarli?
Sì, sono stato però bloccato all’entrata dai funzionari. Poco dopo è passato il sindaco, che non mi ha degnato di uno sguardo. Ho poi consegnato il materiale ai vigili urbani, che l’hanno sequestrato e hanno preso le mie generalità.
Arriverà una denuncia…
Presumo di sì. Ma l’ho messa in conto, l’importante in questo momento è dare risalto all’opacità di questo provvedimento razzista. E risvegliare le coscienze delle persone.
Anche la tua azione potrebbe essere vista come un atto opportunistico per le elezioni.
E’ vero, può sembrarlo ma non lo è. Si tratta di una risposta immediata a una prima azione propagandistica, che avrei fatto anche in qualsiasi altro momento, chi mi conosce lo sa bene.
A proposito, il gesto ti ha portato notorietà (tra l’altro l’Eco di Bergamo, la testata locale più letta d’Italia, ha messo la sua foto in prima pagina, e la pagina facebook è subissata da richieste di amicizia e complimenti), te l’aspettavi?
No, ma va bene così purché se ne parli per fare capire l’obiettivo della mia azione. Ho ricevuto apprezzamenti anche da molti ragazzi della scuola dove insegno, che hanno bollato come ‘odiosa’ l’installazione dei braccioli. Così come ricevo commenti da parecchia gente che incontro in questi giorni: la questione, seppure circoscritta, è molto sentita, perché quanto accaduto ha portato le persone a riflettere su qual è il modo corretto di promuovere le politiche sociali cittadine. Di certo non colpendo una parte marginale della popolazione, solo perché ‘indecorosa’.
Quella di maggio sarà la tua prima esperienza da candidato?
Sì. Nella politica intesa come interesse verso il posto dove vivo, invece, ci sono da tempo: sono consigliere nazionale Arcigay e fino a prima di essere candidato ero segretario provinciale della sezione di Bergamo. In passato, durante gli studi a Palermo, ero molto attivo del Movimento studentesco. Sono in questa città da cinque anni, abbastanza da sentirmi parte integrante, da qui la volontà di candidarmi per la lista civica.
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