Se in
Occidente credevamo di avere debellato
morbillo,
pertosse e
rosolia per sempre, ci sbagliavamo. E’ il
Council on Foreign Relations a lanciare l’allarme. Dall’autunno del
2008 l’organizzazione non-profit americana che si pone come think tank delle politiche estere e delle relazioni internazionali degli
Stati Uniti, ha monitorato la diffusione delle malattie facilmente prevenibili con vaccino. L’obiettivo: attirare l’attenzione su un problema di
sanità globale che potrebbe essere facilmente prevenibile. E’ infatti un panorama impressionante quello che emerge dalla
mappa interattiva sviluppata dall’organizzazione che, oltre a visualizzare la diffusione delle
malattie nei Paesi in via di sviluppo dove i
vaccini non sono ancora facilmente accessibili, registra anche nuove
epidemie nelle
aree geografiche in cui da tempo si pensava fossero stati eliminati.
Nel gennaio del 2013 era stata proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità a segnalare una diminuzione delle morti per morbillo del 71% tra il 2000 e il 2011, nei Paesi in via di sviluppo, eppure nello stesso rapporto aveva denunciato come nuove epidemie della stessa malattia stessero minacciando i buoni risultati raggiunti, grazie al vaccino, nei Paesi occidentali, in cui si era riusciti ad eradicare il morbillo completamente. Tra questi anche la Francia con 14949 casi, la Spagna 3802 casi e l’Italia con 5189 casi registrati nel 2011.
Se il morbillo rappresenta la malattia prevenibile con vaccino, che sta tornando a diffondersi più rapidamente in Europa, negli Stati Uniti invece è la pertosse a generare preoccupazione. Nel 2012 in Arizona è stata registrata la peggiore epidemia nel Paese dagli anni cinquanta.
A giocare un ruolo determinante nello sviluppo di queste nuove ondate epidemiche in Europa e Nord America, la diffusione della credenza,
mai provata, sul
legame tra il vaccino del morbillo-parotite-rosolia e l’
autismo. Riconducibile all’ipotesi avanzata nel
1998 dal medico inglese
Andrew Wakefield, sul giornale medico britannico
The Lancet, che aveva scritto di come i genitori di 8 bambini avessero individuato nei propri figli segni di disordini comportamentali, dopo la somministrazione del vaccino, in realtà il legame tra questo e l’ autismo non è mai stato provato scientificamente.
Al contrario, per la mancanza di prove, lo stesso
The Lancet aveva preso le distanze dalle dichiarazioni di Wakefield e nel 2011 il
British Medical Journal aveva denunciato il fatto che i dati presentati nel suo paper del 1998 erano in realtà stati falsificati e Wakefield è stato
sospeso dalla professione in Gran Bretagna.
A contribuire alla diffusione del movimento anti-vaccini in questi anni, anche l’endorsement da parte di figure pubbliche come la showgirl americana Jenny McCarthy e la giornalista Katie Couric.
Sono decine di migliaia i genitori che, in tutto il mondo, preoccupati degli effetti collaterali, rifiutano di vaccinare i propri figli. Nella sola California lo scorso anno in 14.921 scuole materne è stata registrata la presenza di bambini non vaccinati, per ragioni che non fossero cliniche.
In Italia i
l tasso delle vaccinazioni continua ad essere alto, eppure lo scorso marzo ha fatto molto discutere la comunità scientifica nazionale, la decisione della procura di Trani di aprire un’indagine sui possibili effetti del vaccino contro morbillo, parotite e rosolia.
Solo pochi mesi fa, l’
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), aveva ribadito che non c’è però alcun legame tra i vaccini e l’autismo. La
World Immunization Week 2014, la Settimana Mondiale dei Vaccini, promossa proprio da OMS che si terrà dal
23 al 30 aprile avrà come obiettivo proprio quello di fare chiarezza e informazione sui vaccini tra i genitori.
L’ OMS calcola infatti che i vaccini salvino la vita a 3 milioni persone all’anno. 1 bambino su 5 ancora oggi non viene vaccinato.
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