Economia

Start up, adesso è boom anche in Italia

Il ministero dello Sviluppo economico rende noti i numeri delle nuove imprese tecnologiche nate in seguito al decreto Restart Italia. In pochi mesi sono arrivate a 1800, aprirle è facile e costa poco e si possono ottenere finanziamenti molto agevolati. Peccato che per ora l'unica forma giuridica ammessa sia la società di capitali...

di Gabriella Meroni

Nel 2013 sono nate nel mondo ben 140mila start up, ovvero nuove imprese tecnologiche nate da idee brillanti, tipicamente di giovani tra i 20 e i 30 anni. Un vero boom globale (più della metà delle 140mila aziende innovative dell’anno scorso sono sorte fuori dagli USA, con Berlino, Londra e Singapore ai primi posti per “nuove nate”) che ha contagiato anche l’Italia.
Da noi il fenomeno è in netta crescita, come dimostrato da un’analisi del Ministero dello sviluppo economico i cui dati sono stati dal Registro imprese di Unioncamere. Il nostro paese si è dotato dal 2012 di una nuova normativa, il decreto “Restart, Italia!”, che ha fissato i criteri per definirsi start up (obbligatoria la creazione o l’introduzione di tecnologie innovative) e predisposto alcuni  vantaggi, come l’agilità nelle procedure burocratiche e la semplificazione delle pratiche fiscali per chi rientra nel registro start-up. A oggi, l’unica forma giuridica ammessa è quella della società a capitale (finora le Srl sono l’82%).
Ebbene, nonostante l’applicazione della legge sia effettiva da pochissimi mesi, i numeri sono già importanti: quasi 1.800 start up innovative iscritte al registro imprese, e nuove iscrizioni al ritmo di 30-40 la settimana; a livello geografico, le nuove imprese sono concentrate soprattutto al Nord, lungo l’asse Torino-Milano-Bologna, anche se Campania e Puglia con 83 e 72 imprese si collocano rispettivamente in settima e decima posizione. Il 60% delle 550 imprese per le quali è disponibile il dato arriva a fatturare fino a 100 mila euro.
Tutte ditte individuali? Assolutamente no. Il numero medio degli addetti è 2,6, mentre soltanto nel 3,5% dei casi le start-up italiane impiegano almeno 10 lavoratori. E proprio per dare una spinta all’occupazione, per le start up sono disponibili contributi sotto forma di credito di imposta per l’assunzione di personale altamente qualificato. Flessibilità nei contratti a tempo determinato e indeterminato, stock option e work for equity semplificati sono gli altri provvedimenti messi a disposizione di queste aziende, che oltretutto godono di vantaggi anche di natura fiscale e creditizia. 
Un esempio? Possono accedere al Fondo Centrale di Garanzia con criteri semplificati, e lo stesso Fondo copre l’80% del rischio della operazione finanziaria, un forte incentivo alla concessione del finanziamento. Finora sono state presentate 40 domande di intervento del Fondo a favore di start up innovative, che hanno a loro volta attivato circa 6,2 milioni di credito a favore di queste aziende. I finanziamenti erogati sono soprattutto a medio-lungo termine (oltre i 18 mesi) e ammontano a 206 mila euro per ogni impresa contro i 70 mila dei finanziamenti a breve termine.
 


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