Non profit

Da educare a recuperare, i verbi per ripartire

Un manifesto per una nuova piattaforma civica che il 21 marzo al Teatro dell'Elfo di Milano avrà una convocazione pubblica

di Alessandra Magliaro

Educare, donare, produrre, cooperare, lavorare, curare, recuperare: sette azioni che esprimono la nuova cittadinanza e la nuova partecipazione sociale. Sono i verbi di un impegno che è personale e anche collettivo delle migliaia di associazioni che negli anni dei tagli al welfare e della svalutazione del sociale sono riuscite a non soccombere e a restare la parte più splendidamente attiva di questo paese. Da un punto di vista economico, l'impresa sociale può essere “un elemento decisivo per le politiche di sviluppo del Paese”, come ha sottolineato pochi giorni fa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti alla Bocconi e lo stesso premier Matteo Renzi ha inserito il tema  tra le priorità del governo. E forse proprio per questo la voglia di cambiamento per la costruzione del bene comune e per l'interesse di tutti sembra ora avere nuova spinta.

C'è un manifesto per ripartire, dal titolo significativo InMovimento, una piattaforma civica cui aderire (inmovimento@vita.it) che il 21 marzo al Teatro dell'Elfo di Milano avrà una convocazione pubblica, ma le basi ci sono e sono le stesse che in tanti anni hanno prodotto esperienze come la Scuola Aperta, il flusso della gratuità – oltre 4 milioni e 700mila gli italiani che donano tempo, energie e risorse agli altri, secondo i dati Istat 2013 – il modello della forma cooperativa che si è intrecciata con la crisi finanziaria e industriale facendo esplodere la tendenza verso la proprietà collettiva di piccoli gruppi offrendosi così come antidoto al mercato 'classico', il recupero di spazi abbandonati per nuovi luoghi dell'abitare, l'economia collaborativa con le forme ormai lanciate di sharing dall'ufficio all'automobile, per citare solo alcune realtà.

Nell'esperienza di InMovimento si riconoscono tutte quelle realtà che non si accontentano della autoreferenzialità, pensano di avere molte cose da migliorare e da imparare dagli altri, si sentono portatori di una storia significativa. Ora c'è una  nuova chiamata, una ri-convocazione, sottolinea Riccardo Bonacina di Vita che ha lanciato il progetto presentato alle 65 organizzazioni del comitato editoriale di Vita che da 20 anni racconta quel mondo: «Qui – dice – c'è di mezzo il nostro paese e il nostro futuro. Non è più una questione di Terzo Settore, non è in questione la sopravvivenza delle organizzazioni ma siamo in questione noi, i nostri figli, la nostra educazione, il senso del lavoro e il lavoro che non c'è, i beni pubblici che vorrebbero svendere, la miseria diffusa, la concezione stessa dell'intraprendere e della giustizia, in questione è la nostra concezione di accoglienza».

In tanti, dall'architetto urbanista Stefano Boeri al sociologo della Cattolica Mauro Magatti dal preside Giovanni Del Bene che a Milano guida un plesso “di frontiera” multietnico hanno aderito. C'è tanto da fare, anche magari sull'onda dell'energia renziana: la riforma del servizio civile volontario, un'esperienza ormai inadeguata, una riforma che riavvicini lo studio e il lavoro e dia stabilità alle società sportive del territorio che sono a rischio chiusura ma che ad esempio in aree socialmente difficili sono così come la scuola gli unici avamposti di lotta al razzismo e per l'inclusione, una valorizzazione concreta dell'economia condivisa e agevolazioni fiscali per i progetti di recupero dei beni culturali e ambientali. Per ripartire.


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