Cultura

“Expo è di tutti”: l’evento che socializza l’esposizione universale

Lanciato dall'industrial designer Giulio Iachetti il progetto chiama a raccolta tutti «gli uomini e le donne di buona volontà» giovedì 20 marzo alla DesignLibrary di via Savona 11, per discutere di Expo

di Lorenzo Alvaro

Pochi giorni dopo l'esplosione del caso Oliviero Toscani, che si è abbattuto con le sue critiche come un ciclone sulle mascotte di Expo e in generale sull'organizzazione dell'evento, qualcuno ha deciso che era il caso di mettere sul piatto oltre alle critiche qualche proposta. È Giulio Iachetti, designer industriale che collabora con marchi come Abet Laminati, Alessi, Danese, Elica, Foscarini, Globo Ceramiche, Jannelli&Volpi, Hastens, Magis, Meritalia, Moleskine, Pandora design e che si è meritato nel 2001 il Compasso d’Oro e nel 2009 il Premio dei Premi per l’innovazione conferitogli dal Presidente della Repubblica Italiana. L'idea si chiama “Expo è di tutti” ed è una convocazione, su Facebook, rivolta a tutti coloro che vogliono proporre qualcosa in ambito Expo. Di cosa si tratta esattamente lo abbiamo chiesto a lui.

 

Questo il logo dell'evento di oggi. Ogni giorno sulla pagina Fb viene pubblicato un logo diverso che i partecipanti propongono

Partiamo dal principio: come nasce l'evento e cos'è?
Se devo partire dal principio farò un preambolo: mi sembra che Expo soffra di un problema, non si capisce cosa stiano facendo. Non si capisce quale sia lo scopo, quali sono gli obbiettivi e chi è coinvolto. C'è quantomeno una grossa lacuna che riguarda la comunicazione. Non lo dico per fare polemica. Non mi interessa fare discorsi passivi. So e capisco che Expo è un fatto importante che porterà qui da noi tanta gente e metterà Milano al centro dell'attenzione. Viste però queste difficoltà ho pensato di lanciare questa iniziativa rivolta a chi ne avrà voglia, agli uomini e alle donne di buona volontà, per capire se possiamo fare qualcosa, attivare dei circuiti e capire se c'è l'interesse di cogliere questa opportunità e occuparci degli altri, e quindi di noi

Tu hai dichiarato, tempo fa, che «ho capito subito che Milano era il posto dove si celebra la progettazione al massimo del suo splendore». Almeno per quanto riguarda la mascotte di Expo non sembra sia stato così. Che cosa ne pensi?
Il motivo per cui ho pensato all'evento è proprio perché trovo insopportabile e insostenibile che nel 2014, per disegnare un logo per una manifestazione, si debba ricorrere a situazioni da dilettanti. Sono andati a convocare Disney italiana e hanno fatto inventare i nomi, che per inciso sono assurdi, ai bambini. Una pseudopartecipazione che alla fine ha dato vita a un disegno veramente brutto

C'è però chi dice che alla fine le mascotte sono particolari di poco conto e sono fatte solo per i bambini?
Io allora ho passato la vita a occuparmi di dettagli senza contenuto. Questa è una sciatteria progettuale inaccettabile. A Milano abbiamo un sacco di ottimi grafici e designer. Perché non fare una gara ad alto livello? E quello sui bambini che discorso è? Le cose dedicate ai bambini possono essere delle schifezze? Non è assolutamente vero. Quando scegliamo libri illustrati per i nostri figli vogliamo prodotti di qualità.

Un'altra cosa che ti è attribuita è «voglio provare a costruire con i miei colleghi una Lega della Generosità. In vista dell’Expo, vorrei coinvolgere gli abitanti per far del bene alla città». È ancora valida questa idea?
Certo. Fare del bene agli altri è un modo sofisticato per fare del bene a se stessi. Tornare a pensare in termini positivi e capire dove andare ad intervenire per migliorare la città, partendo anche da cose banali, deve essere il nostro obbiettivo. Questo è un circuito di generosità. Oggi si parla solo di economia. Ma la vita non è fatta solo di denaro e bilanci e la soluzioni dei problemi quasi mai viene da questi calcoli da burocrati.

Stai parlando di volontariato?
No, affatto. Penso ad esempio al promuovere la qualità e non solo i propri interessi. Oppure il pensare a soluzioni che siano universali e non particolari. Se facciamo le cose in questo modo, lo dico per esperienza, c'è sempre anche un ritorno personale. Anche gli apostoli non facevano nulla per nulla: gli era stato promesso il centuplo. La generosità è un circuito virtuoso. L'esatto contrario dei discorsi sugli sponsor, sui budget e sugli investitori, che sono solo un modo per disimpegnarsi

Com'è stata la risposta su Facebook?
Devo dire sinceramente che mi sono un po' intimorito perché l'idea ha generato tanti commenti e molta partecipazione 

Sai già in quanti parteciperanno?
Quello che posso dire è che ci saranno almeno 100 persone. Siccome la DesignLibrary, che ci ospita, non è gigantesca stiamo già pensando ad una diretta in streaming e la possibilità di intervenire anche da casa. In modo che sia una serata il più aperta possibile

Hai già idea di quello che vi direte?
So che ci sono persone che hanno già idee precise e progetti già avviati. E so anche che ci sarà una persona che si occupa di organizzare tavoli tematici per Expo oltre a Stefano Mirti che raccoglie i contributi in rete sempre per Expo…

Quindi non si tratta di una “manifestazione antagonista” all'Expo ufficiale?
Tutto il contrario. Non ho più l'età per certe cose. Quello che mi interessa è lasciare una buona traccia e contribuire a questo grande evento nella mia città, Milano. Poi certo quando ci si espone si rischia di venire etichettati. Ma è un problema che non mi spaventa. Ho già messo in chiaro che sarò un coordinatore “biodegradabile”. Expo è di tutti, come dice il titolo. Io ho solo lanciato la proposta, vorrei lasciare poi l'iniziativa agli altri  


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA