Mondo

Se le altalene mettono a rischio lo Stato di Israele

Alla scuola di gomme palestinese dell'ong italiana Vento di terra, frequentata da 120 studenti beduini, arrivano in dono giochi per bambini, ma l'esercito israeliano li sequestra, anche con l'aiuto di un drone. "Peccato, si è perso il senso della misura", denuncia il presidente dell'organizzazione

di Daniele Biella

Se George Orwell (autore di pietre miliari della letteratura come '1984' e 'La fattoria degli animali') fosse ancora vivo scriverebbe senza indugi un nuovo libro, ambientato nei Territori palestinesi. Più precisamente, a Khan Al Ahmar, villaggio dei beduini Jahalin a una manciata di chilometri da Gerusalemme, ma soprattutto a poche centinaia di metri dalla colonia israeliana più grande della Cisgiordania, quella di Ma'ale Adumim: è qui che sta avendo luogo una delle vicende più assurde delle storia contemporanea. Stiamo parlando della scuola costruita nel 2009 con con pneumatici, argilla e legno (per non contravvenire ai regolamenti militari israeliani che vietano la costruzione non autorizzata di edifici nell'area) dall'ong italiana Vento di terra, scuola che oggi permette un'educazione ad almeno 120 bambini Jahalin ma che, dalla sua nascita, continua a provocare mal di pancia al governo israeliano e agli abitanti delle illegittime colonie. L'ultimo atto di questa storia che va avanti anche a carte bollate (nel 2012 persino la Corte suprema israeliana ha dovuto sancire la legittimità della scuola contro le richieste dei coloni: dopotutto i beduini, originari della zona di Arad, a esti di Beersheva, vivono da quelle parti almeno dal 1948, poco dopo la nascita dello Stato di Israele, avvenuta quello stesso anno) è di pochi giorni fa, e lo racconta ancora con stupore misto a disillusione Massimo Annibale Rossi, presidente di Vento di terra dal 2006, anno della fondazione. "Un'altalena e due scivoli, assieme ad alcuni sacchi di cemento per l'installazione, sono stati consegnati alla scuola come dono della Cooperazione italiana, attraverso il consolato. Ma non c'è stata alcuna possibilità di usufruirne: sono arrivati tempestivamente dei soldati israeliani nella scuola e hanno requisito il materiale, che tenevano sott'occhio fin dall'inizio, grazie a un piccolo drone, aereo senza pilota, dotato di telecamere, che è sorvolato a pochi metri dalle teste delle persone che si trovavano in quel momento nella scuola". Proprio così: un drone che, come l'occhio orwelliano, non si lscia sfuggire nessum movimento dei 'controllati' e una confisca di giochi per bambini. Anche questo è il conflitto israelo-palestinese, nell'anno 2014.

Vi siete fatti un'idea del perché di un'azione del genere da parte israeliana?
La scuola è diventata una vera e propria ossessione per i coloni, tanto che da tempo si è oltrepassato il limite della decenza: le persecuzioni verso la struttura ma soprattutto verso i bambini che studiano sono state innumerevoli, comprese le tante irruzioni con armi durante le lezioni. Nel caso delle altalene, possono pochi sacchi di cemento far pensare alla volontà di costruire nuove strutture o ampliare la scuola? Direi proprio di no, eppure hanno considerato anche questa azione una minaccia per l'esistenza dello Stato di Israele. La scena dei droni per monitorare l'arrivo dei giochi, poi, non ha eguali nemmeno nella fantascienza. E' chiaro che tale situazione mette in rilievo un clima di aggressività e di paranoia senza precedenti, che ci preoccupa.

Cosa pensate di fare ora?
Con altre ong sbbiamo già fatto richiesta alle autorità competenti, in primo luogo il consolato italiano, di prendere posizione sulla vicenda, anche perchè ne sono coinvolte direttamente, in questo caso. Vorremmo che anche in questo caso, come nel 2009, quando grazie all'attenzione dei media di tutto il mondo siamo riusciti a portare a termine la costruzione della scuola nonostante l'ostruzionismo dei coloni e delle forze dell'ordine israeliane, il cui scopo piuttosto chiaro è la cacciata dei beduini da quel territorio, che ha un forte interesse strategico. La scuola, la comunità beduina hanno diritto di rimanere lì dove sono, come confermato dalla Corte israeliana che non ha bocciato l'azione legale dei coloni, tra l'altro abitanti illegali della zona, ne bloccato l'ordine di demolizione, ma ha invitato le parti a trovare una soluzione.

Perché la zona è di interesse strategico per Israele?
La scuola, che offre sostegno educativo ai bambini della comunità, composta da 30 famiglie, e a quella dei villaggi vicini, è l'unica struttura costruita per i beduini dal 1967 a oggi, vivendo loro stessi in strutture temporanee che sono state più volte demolite dalle autorità israeliane con varie motivazioni, tra cui la costruzione della barriera di separazione e il passaggio dell'autostrada. La zona è inserita nel Corridoio E1, strategico perchè, una volta completato il muro, dividerà fisicamente i governatorati di Gerusalemme e Betlemme da quello di Hebron, rendendo di fato impossibile la creazione di uno Stato palestinese. Ogni occasione è buona per far capire ai beduini che sono 'nel posto sbagliato', anche tramite la disattenzione degli accordi presi: l'autostrada appena completata doveva avere un'uscita proprio vicina alla scuola, invece non è stata fatta, e ora molti studenti devono percorrere anche cinque chilometri a piedi ogni giorno, compreso il guado di un torrente stagionale. Inoltre, per realizzarla è stata sventrata la collina dove sorge la scuola, e ora c'è un pericoloso dirupo di 20 metri a ridosso della struttura.

Cosa dicono i bambini di queste vicissitudini?
Sono rassegnati, avendone viste di tutti i colori. Abbiamo realizzato un video (a questo link) in cui si racconta la scuola e la loro visione della quotidianità. Nonostante i soprusi, vengono a scuola senza interruzioni: questo luogo è diventato un simbolo di come l'educazione può prevalere su tutto, un'oasi di bellezza in mezzo a una situazione davvero brutta e difficile. La loro speranza, così come quella dei beduini e la nostra, è che un giorno le cose cambino, ma l'assurdità del blocco dei giochi dei bambini e dei droni ci fa capire che non succederà a breve. Purtroppo il movimento dei coloni è molto potente a livello politico, e questo non permette alcun passo in avanti nei diritti della popolazione palestinese.

 


 

 

 

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA