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Infanzia in pericolo «Non possiamo stare a guardare!»

Il presidente di Sos Villaggi dei Bambini internazionale, Siddhartha Kaul sui programmi d'aiuto ai piccoli vittime di conflitti e disastri. Le iniziative nelle Filippine, in Siria, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana

di Redazione

Dopo le parole di Aid Kyung-Wha Kang, vice capo delle Nazioni Unite che parlando all’Assemblea generale sulla condizione dei bambini siriani ha sottolineato: «I bambini sono stati uccisi, arrestati, rapiti, torturati, mutilati, abusati sessualmente, e reclutati dai gruppi armati. Essi sono stati utilizzati come scudi umani. Sono malnutriti. La Siria rischia di perdere una generazione di bambini». Lanciando il grido d’allarme di fronte a circa 4,3 milioni di piccoli siriani colpiti dal conflitti e 1,2 milioni di bambini rifugiati.

Alle parole di Aid Kyung-Wha Kang fanno eco quelle di Siddhartha Kaul, presidente di Sos Villaggi dei Bambini internazionale  «Nei conflitti i bambini e le donne sono le principali vittime». Kaul ha ricordato che le radici di Sos Kinderdorf «si fondano sull’emergenza. Hermann Gmeiner fondò il primo Villaggio Sos dopo la seconda guerra mondiale e nel corso degli anni ci siamo impegnati in programmi di emergenza nei diversi continenti».

«Oggi sono quattro i programmi che l’Associazione ha attivato. Nelle Filippine, dove il tifone Haiyan ha avuto un impatto catastrofico su milioni di bambini (2 milioni dei quali sotto i cinque anni) e dove più di 2 milioni di bambini sono ancora senza casa e 1 milione non ha accesso all’istruzione. In Siria, con il Progetto Inverno, per sostenere i milioni di bambini che hanno dovuto abbandonare le loro case. In Sud Sudan, la situazione è così catastrofica che abbiamo dovuto evacuare l'intero Villaggio Sos di Malakal e cercare rifugio nel Campo delle Nazioni Unite. Mentre stiamo lavorando per evacuare i bambini e il personale dal Villaggio Sos di Juba, il mondo continua a ignorare il Sud Sudan. Sono rimasto particolarmente inorridito leggendo la situazione nella Repubblica Centrafricana» ha continuato Kaul «dove i bambini vengono intenzionalmente decapitati o mutilati a causa della loro religione, altri sono vittime dei combattimenti e muoiono per le ferite riportate, perché non esiste un modo sicuro per raggiungere un ospedale».
 
Il presidente internazionale di Sos Villaggi dei Bambini ha concluso «Di fronte a tanta crudeltà e indifferenza verso le vittime più innocenti di guerre e catastrofi, non possiamo stare a guardare. La nostra più alta responsabilità deve essere sempre quella di assicurare che i bambini siano protetti, vestiti, nutriti, riuniti con le loro famiglie (quando possibile) e avere la possibilità di un futuro dignitoso!”».