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Ucraina, nessuno vuole la divisione in due Stati

Il braccio di ferro tra Russia e Occidente rivela l'astio di Putin per l'avvicinamento degli ucraini all'Unione europea. Roberto Mazzini, cooperatore sociale impegnato a Kiev: "Il problema è la mancanza di un leader che rappresenti la società civile contro la corruzione e l'oligarchia"

di Daniele Biella

Mentre il presidente della Russia Vladimir Putin intima al governo dell'Ucraina di "arrendersi" in Crimea, aumentando la portata dell'escalation militare russa nella penisola, nel sottobosco della diplomazia il lavoro è intenso e concitato ma sembra esserci una via d'uscita che per ora rimane la luce in fondo al tunnel: "Nessuno ha interesse a dividere il paese in una parte filoeuropeista e un'altra sotto il controllo russo, lo stesso Putin sa bene che qualsiasi parte eventualmente annessa alla Russia sarebbe poi da mantenere economicamente, a costi alti anche perché non è nelle zone del passaggio dei principali gasdotti. A dirlo sono gli stessi organi di informazione ucraini", sottolinea Roberto Mazzini, presidente della cooperativa sociale Giolli, che si occupa di Tdo, Teatro dell'oppresso, e che proprio nei giorni scorsi era a Kiev a realizzare una serie di laboratori mirati con le persone che da mesi occupano piazza Maidan, di recente messa a ferro e fuoco fino alla destituzione dell'ex premier ucraino Yanukovich. Mazzini e il gruppo di esperti della International theatre of the oppressed organization è oggi un punto di riferimento per una frangia degli attivisti ucraini ancora in piazza ed è in aggiornamento continuo con loro, soprattutto in queste ore in cui da questione interna la situazione ucraina, con l'intervento russo in Crimea, è diventato un problema a livello mondiale.

Sono ore preoccupanti per l'Ucraina. C'è ancora la possibilità di una via d'uscita senza che si passi alle armi?
Sembrerebbe di sì, perché la motivazione principale di Putin non è l'annessione della Crimea quanto l'evitare che l'Ucraina diventi in tutto e per tutto uno stato pro-Europa. Per questo, come sottolineano vari esperti geopolitici ucraini sulla stampa, la dimostrazione di forza dei russi è una presa di posizione per avere qualcuno di 'presentabile', ovvero che sia a loro congeniale, a capo della nuova Ucraina dopo la destituzione di Yanukovich. Quella della difesa delle minoranze in Crimea è una scusa, in parte giustificata dal fatto che in quella terra stanno tornado i tartari, che la reclamano dato che è stata loro sottratta ai tempi di Stalin.

Come legge l'escalation la piazza di Maidan, il vero cuore politico attuale dell'Ucraina?
La piazza è concorde nel valutare positivamente la destituzione di Yanukovich, così come nel rifiutare qualsiasi ingerenza russa: in gran parte del paese il risentimento nei confronti di Mosca è ampio, ed è molto più ramificato rispetto a quanto viene descritto in modo semplicistico dai media internazionali, che parlano di Ovest filoeuropeo ed Est filorusso. In ogni zona ci sono entrambe le fazioni, e quella favorevole ai russi è minoritaria, dato che tutti ricordano la storia degli ultimi decenni, di come l'ex Urss trattava gli ucraini. La testimonianza è diretta: nei laboratori che abbiamo tenuto nella zona di Donetsk, zona vicina alla Russia, il patriottismo ucraino è molto forte.

Patriottismo o nazionalismo?
E' un miscuglio difficile. La mia sensazione è che ci sia molto legame con la patria, in un modo che in Italia non è così semplice perchè lo viviamo legato al nazionalismo. Da quel che posso aver capito c'è un forte legame con l'Ucraina come paese, tanto che alla fine del nostro spettacolo il gruppo di attori ci ha chiesto di cantare l'inno nazionale davanti ad almeno un centinaio di persone: cosa mai avvenuta in Italia. Poi la piazza ha visto la forza degli estremisti di destra che hanno resistito alla polizia e questo ne ha fatto degli eroi, non per tutti certo, ma per una parte di chi era lì in piazza. Verso l'Europa c'è scetticismo e delusione, non so quanto sia vero questo contrasto tra europeisti e filorussi. In realtà le persone che ho sentito sono stufe della corruzione, dei partiti che la attuano, degli oligarchi che si sono arricchiti alle loro spalle. Non ho visto in Maidan una sola bandiera europea né nei momenti pubblici chiedere l'aiuto dell'Europa. Buona parte della società civile ucraina vede la Ue come l'Europa delle banche, anziché quella dei popoli, e questo è un grande problema.

Chi puo' raccogliere la voce della società civile a livello politico?
Purtroppo nessuno, a oggi. Nel nostro lavoro con il teatro dell'oppresso abbiamo avuto a che fare con centinaia di persone di spessore, coscienti del fatto di avere una classe politica preda della corruzione e in mano a oligarchi come Yanukovich o anche Yulia Timoshenko, ma poco organizzati. Anche per questo nella piazza hanno prevalso i nazionalisti e ora non c'è una vera alternativa ai partiti, che gran parte della gente comune rifiuta. In questo senso l'Unione europea potrebbe fare di più, aiutando la società civile ucraina ad organizzarsi, a far emergere dei gruppi dirigenti affidabili. Però nella situazione attuale, con l'escalation in atto in Crimea, è difficile. Non so nemmeno quanto la UE sia interessata a questo o semplicemente a contrastare la Russia ed esportare il suo modello economico. Comunque siamo in contatto continuo con i comitati delle sei regioni ucraine che ci hanno invitato e si sta cercando di fare qualcosa per migliorare la situazione, ognuno per quello che può.

 


 

 

 

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