Welfare

Lombardia, gli accordi aiutano la conciliazione lavoro-famiglia

Ben 61 gli accordi siglati lo scorso anno in Lombardia. Se ne è parlato in un dibattito del Coordinamento donne della Cisl lombarda. Ancora 5mila le donne che lasciano il lavoro in Lombardia perché lavoro e famiglia non si conciliano

di Redazione

Conciliare lavoro e famiglia non è solo un’aspirazione, ma per moltissimi lavoratori e soprattutto lavoratrici è fondamentale. Per riuscire a ottenere la conciliazione una via maestra è rappresentata dalla contrattazione che  oggi è stata al centro del dibattito “Contrattare la conciliazione lavoro-famiglia” organizzato dal Coordinamento donne della Cisl lombarda. Nonostante la crisi, infatti, sono stati ben 61 gli accordi per la conciliazione lavoro-famiglia siglati nel corso del 2013 in Lombarda.

Si tratta di orari più flessibili in funzione delle esigenze dei lavoratori, concessioni di permessi o agevolazioni nel loro utilizzo per particolare esigenze dei dipendenti, pagamento o fornitura diretta di servizi per venire incontro alle esigenze delle famiglie. Ai 61 accordi signalti lo scorso anno se ne aggiungono altri 173 raggiunti nei tre anni precedenti.

I temi trattati sono moltissimi: dalla flessibilità entrata-uscita (18%) alla regolazione d'orario (3,3%), dalla banca ore (8,2%) al part-time (16,4%), dal job sharing (1,6%) al telelavoro (6,6%), dai permessi retribuiti (31,1%) alla frazionabilità dei permessi (6,6%), dai permessi non retribuiti (4,9%) all'integrazione di salario o anticipo Tfr (65,6%).
È quanto emerge dall'ultimo studio condotto dall'Osservatorio Contrattazione della Cisl Lombardia, illustrato oggi nel corso del dibattito.

«La sfida è trovare il difficile equilibrio tra le necessità produttive delle imprese e delle lavoratrici», sottolinea Fiorella Morelli, responsabile del Coordinamento. «Anche dall'analisi degli accordi del 2013 la contrattazione si conferma il veicolo principe per sperimentare soluzioni flessibili sia di orario sia di organizzazione del lavoro che incrociano le diverse esigenze».

«Alcune volte basterebbe uno spostamento di orario di lavoro, un part-time, un lavoro ripartito per permettere ad una donna di mantenere la propria occupazione» sottolinea Morelli. «I servizi per la prima infanzia sul territorio sono spesso carenti e non collimano con gli orari di lavoro, ecco perché servirebbe trovare soluzioni plurime in un clima di cooperazione tra imprese». Non va scordato che anche nell'efficiente Lombardia circa 5mila donne ogni anno lasciano ancora il lavoro per le difficoltà che incontrano nel conciliare la vita professionale e quella famigliare.

«La contrattazione di secondo livello può rappresentare il punto di incontro di disponibilità di singole imprese a trovare le soluzioni partendo dall’osservazione dell’esistente e dalle esigenze espresse dai lavoratori e dalle lavoratrici, in un'ottica non solo femminile, ma allargata a una condivisione di responsabilità da parte del mondo maschile», conclude la responsabile del Coordinamento Donne Cisl Lombardia.
 


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