Welfare

Carta di Lampedusa: L’Europa abbatta ogni barriera

Ecco il testo del documento sottoscritto sull'isola da centinaia di realtà associative internazionali e migliaia di cittadini. Tra i punti fermi, "garantire liberà di movimento a tutti e smilitarizzare i confini".

di Redazione

La Carta di Lampedusa è realtà. Nello scorso fine settimana, centinaia di persone da ogni parte d'Europa e dal Nordafrica si sono trovate sull'isola simbolo dell'immigrazione per scrivere e approvare, con una forte presenza degli stessi isolani, un documento che passerà alla storia come un vero e proprio vademecum per un'accoglienza rispettosa dei diritti umani di tutti gli abitanti del globo, "in tutte le Lampedusa del mondo", come ha ben indicato il sindaco Giusi Nicolini, invitata ai lavori. Ne è uscito un documento a punti (disponibile a questo link sul sito dell'organizzazione ideatrice dell'iniziativa, Meltingpot.org, che sta raccogliendo le adesioni anche onlie) in cui, non a caso, la parola più ripetuta è 'Libertà': di movimento, di scelta, di restare, personale, di costruzione del proprio progetto di vita. Ecco alcuni passaggi del testo:

"La Carta di Lampedusa afferma la Libertà di tutte e di tutti di resistere a politiche tese a creare divisione, discriminazione, sfruttamento e precarietà degli esseri umani, e che generano diseguaglianza e disparità, così come nei loro specifici meccanismi di funzionamento, che si tratti dell’istituto dei campi di contenimento e/o detenzione, dei confini, dei permessi di soggiorno legati ai contratti di lavoro, delle pratiche di deportazione, espulsione e respingimento, di non parità nell’accesso al lavoro e alla casa, di sfruttamento della forza lavoro migrante, di precarizzazione delle condizioni di vita e di lavoro, delle politiche di selezione e contenimento della mobilità in base all’economia di mercato, delle politiche dei visti, delle politiche delle quote, delle pratiche di militarizzazione dei territori e del mare per controllare e impedire la mobilità degli esseri umani. La Carta di Lampedusa afferma inoltre la libertà e il dovere di disobbedire a ordini ingiusti".

La Carta di Lampedusa afferma la necessità dell’immediata abolizione di tutte le operazioni legate alla militarizzazione dei territori e alla gestione dei dispositivi di controllo dei confini, sia militari che civili, incluso l’addestramento militare ai respingimenti e al controllo della mobilità delle persone in territorio internazionale. […] C'é necessità della completa riconversione delle risorse sino ad oggi investite e stanziate in tal campo per assicurare percorsi di arrivo garantito delle persone che migrano per necessità, nonché per scopi sociali rivolti a tutte e tutti. 

"La Carta afferma l’immediata necessità di abolire: il sistema Eurosur, appositamente concepito per implementare i meccanismi di controllo atti a impedire l’accesso dei e delle migranti nei territori degli stati dell’Unione europea; l’agenzia europea Frontex, appositamente concepita per contrastare l’arrivo delle e dei migranti nei territori degli stati dell’Unione europea, e le sue missioni attualmente in corso; tutte le operazioni dell’Unione europea e dei suoi stati membri, sia che si svolgano in zone di confine (come l’operazione italiana Mare Nostrum iniziata nel 2013) sia che prevedano l’intervento in stati non membri dell’Unione europea (come l’operazione Eubam avviata in Libia nel 2013); tutti i sistemi di controllo, comunicazione e gli apparati bellici (sistemi elettronici e satellitari, radar, droni, sistemi di controllo biometrico, mezzi aeronavali) volti al controllo delle migrazioni e/o alla militarizzazione dei territori con scopi di guerra e affermazione degli interessi economici dominanti; tutte le barriere materiali, con particolare riferimento ai muri e alle barriere fisiche che attorniano l’Unione europea e che si espandono nei territori degli stati confinanti con il fine di impedire la libertà di movimento".

"La Carta di Lampedusa afferma in particolare la necessità dell’immediata abrogazione del Regolamento di Dublino, e di tutte le sue successive modifiche, che impone alle e ai migranti di fare richiesta di protezione internazionale nel primo stato membro in cui fanno ingresso, impedendo in tal modo alle persone di portare a compimento il proprio progetto di vita. In questo senso si ribadisce la libertà di scelta delle e dei richiedenti protezione internazionale in ordine al paese presso cui chiederla, posta la necessità che tutti gli stati raggiungano standard parimenti elevati di protezione e accoglienza con sanzioni tempestive ed efficaci a carico degli stati membri che non ottemperino agli standard".

"La Carta di Lampedusa afferma la necessità di mettere fine al sistema di accoglienza basato su campi e centri per costruire invece un sistema condiviso nei diversi territori coinvolti, del Mediterraneo e oltre, basato sulla predisposizione, in ogni luogo, di attività di accoglienza diffusa, decentrata e fondata sulla valorizzazione dei percorsi personali, promuovendo esperienze di accoglienza auto-gestionaria e auto-organizzata, anche al fine di evitare il formarsi di monopoli speculativi sull’accoglienza e la separazione dell’accoglienza dalla sua dimensione sociale".


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