Mondo
«Cooperazione, finalmente un passo avanti»
Luca De Fraia commenta il disegno di legge del Governo: «Serve ancora qualche aggiustamento, ma quel che conta è che oggi ci sia la volontà politica»
Il varo in Consiglio dei ministri del disegno di legge di “disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” è qualcosa in più di un primo passo. Perché finalmente appare chiara la volontà politica di portare a termine, finalmente, la tanto attesa riforma della legge 49 dle 1987: «C'è una seria volontà non soltanto del governo ma anche della maggiore forza politica della maggioranza di andare avanti», commenta Luca De Fraia, segretario generale aggiunto di Action Aid Italia. «Il testo di legge introduce importanti novità, a cominciare del cambiamento di "ragione sociale del ministero degli Esteri" che diventa "ministero degli Esteri e della cooperazione", che è un segnale che si vuole cambiare la politica estera di questo Paese e anche del fatto che possano arrivare a guidarlo, in futuro, persone con un nuovo background».
Certo, ammette De Fraia, «ci sarà molto da lavorare sul testo, soprattuto sul fronte dei meccanismi di programmazione, di coinvolgimento dei vari stakeholder. C'è prima di tutto il problema del rapporto con i privati a fini di lucro: la legge apre uno spazio che non avevano prima, a me sembra una forma troppo aperta, consente alle imprese che non operano in generale nel campo di diventare sogggetti della cooperazione se in determinate circostanze se ne occupano: è un'apertura un po' incondizionata».
De Fraia considera una novità importante l'Agenzia, «con un direttore che sarà nominato dal presidente del Consiglio». Tuttavia vanno chiariti meglio i rapporti "di forza" con la Dcgs del ministero degli Esteri: «Il testo conferma le attuali prerogative della Dcgis, questo a mio modestissimo parere riduce le possilbilità da parte dell'Agenzia di "istruire le politiche". Questo non perché ci sia sia ostilità contro la Dcgs, ma l'Agenzia deve diventare l'organiismo che dà solidità alle politiche».
La «programmazione triennale», prosegue De Fraia, «è un elemento di svolta, farà da cornice di quello che succederà nei tre anni successivi ed è importante che sia approvata dal Consiglio dei ministri, diventando un documento di governo. Ma anche in quel caso emerge un ruolo ancora tutto affidato al ministero degli Esteri che appare in contraddizione con l'idea di cooperazione ampia, che avrebbe dovuto caratterizzare la riforma»
Insomma, il grande lavoro di questi anni fatto dalla società civile per elaborare le idee che stanno a base della riforma può finalmente diventare una legge: «Le condizioni per rinnovare la cooperazione italiana ora ci sono». Al Parlamento la parola finale.
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