Economia
Euricse: le cooperative italiane in crescita nonostante la crisi
Nel documento dell'istituto di ricerca risulta chiaro che le cooperative «rappresentano una parte importante dell’economia del Paese» e che per questo servono «politiche che valorizzino il ruolo di questo settore»
Se domani sparissero le cooperative il Pil italiano crollerebbe di 10 punti e la disoccupazione salirebbe dell’11%. Le cooperative italiane negli anni della crisi sono cresciute a tassi superiori a quelli sia delle imprese di altro tipo che delle istituzioni pubbliche. Questo il primo dato che emerge dal rapporto di ricerca “La cooperazione italiana negli anni della crisi”, presentato stamattina a Roma dal centro di ricerca Euricse e dall'Alleanza delle Cooperative Italiane. Giunto quest'anno alla Seconda edizione, il documento restituisce un'approfondita fotografia del contributo diretto delle cooperative italiane al PIL e all’occupazione, oltre che del loro impatto complessivo sull’economia nazionale tra il 2008 e il 2011. (In allegato la sintesi del rapporto)
«L'importanza delle cooperative per l'intera economia italiana potrebbe andare oltre le cifre». Come ha spiegato Carlo Borzaga, docente dell’Università di Trento e presidente di Euricse, «con il perdurare della crisi diventa sempre più evidente che una conoscenza approfondita dei meccanismi che hanno permesso alle cooperative di crescere e mantenere posti di lavoro non può più essere considerata di esclusivo interesse degli studiosi e delle organizzazioni di rappresentanza del movimento cooperativo, ma assume una valenza più generale e giustifica un rinnovato impegno di ricerca. Per individuare le strategie in grado di rimettere l’Italia su un sentiero di crescita della produzione e dell’occupazione, è necessario valutare attentamente il contributo che può venire da ogni settore».
«Dal Rapporto Euricse emerge con chiarezza che le cooperative rappresentano una parte importante dell’economia del Paese», ha sottolineato il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Giuliano Poletti. «La loro capacità di sviluppare la produzione, realizzare investimenti e tutelare il lavoro anche negli anni della crisi, con dinamiche migliori rispetto al resto delle imprese, dimostra la validità di un modello nato per dare risposte ai bisogni delle persone; di un’impresa che non cerca il profitto immediato, ma che valorizza la partecipazione responsabile dei soci per contribuire alla crescita di tutta la comunità». «Per questo», ha aggiunto Poletti, «crediamo che la cooperativa sia uno strumento utile per favorire un nuovo protagonismo sociale, una partecipazione attiva dei cittadini che contribuisca alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, più equo ed inclusivo».
«Dal Rapporto Euricse sulla Cooperazione si evince una maggiore capacità di tenuta delle imprese cooperative nei momenti di difficoltà per l’intero sistema produttivo», ha precisato il presidente dell'Agci (Associazione generale cooperative italiane) e copresidente dell'Alleanza, Rosario Altieri. «Infatti, i dati che ci vengono presentati raccontano una crescita, seppur contenuta, del valore della produzione assicurato dal sistema cooperativo e da tutte le attività ad esso connesse, almeno fino al 2011. Dal 2012, il protrarsi della crisi ha provocato, anche nelle realtà cooperative, una leggera flessione che, comunque, risulta essere molto meno marcata rispetto a quella fatta registrare dalle altre forme d’impresa. Si può affermare, quindi, che ancora una volta la Cooperazione ha dimostrato quella sua funzione anticiclica che ha contribuito a reggere le sorti della nostra economia nelle fasi più critiche.
«L’impresa cooperativa anche negli anni di crisi ha dato prova di tenuta sociale ed economica sui territori dai quali non ha delocalizzato, ma ha continuato, seppur tra enormi difficoltà, a sviluppare occupazione», ha concluso Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e copresidente dell’Alleanza. «Questo ruolo mette in risalto l’importanza del pluralismo imprenditoriale che le cooperative esercitano con eccellenze nell’agroalimentare, nel welfare, nel credito e nelle nuove forme d’impresa quali le cooperative di professionisti. In paesi come Usa, Australia, Canada e Giappone c’è un’intensa attività governativa finalizzata allo sviluppo della cooperazione. L’UE punta, invece, all’omologazione delle forme d’impresa. L’Italia nel corso del semestre di presidenza dovrà farsi carico di suggerire politiche che valorizzino il ruolo della cooperazione».
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