Volontariato

“Plurale” la chiave di lettura di Virtutes agendae

Soddisfazione al Modavi dopo la conclusione della due giorni di Virtutes agendae - Nessuno escluso che, quest'anno, a detta degli organizzatori può essere letta nella parola "plurale" come le tante esperienze e idee presentate

di Redazione

La quinta edizione di Virtutes agendae che si è conclusa sabato 18 gennaio, può ben essere definita “plurale”. L’impronta alla due giorni che quest’anno aveva per titolo “Nessuno escluso” è stata data dal teatro sociale di comunità, con il laboratorio teatrale “Forever young”: uno spaccato sulla condizione giovanile ai tempi della crisi. Un’esperienza plurale come come le esperienze raccontate, plurale come la discussione che si è innescata e attraverso la quale si è cercato di innestare la sceneggiatura originaria con altre esperienze, diverse per provenienza geografica e temporale. Un esperimento, quello del laboratorio teatrale, realizzato dagli autori e dagli attori del progetto Caravan. Artists on the road: una tournée sui generis sul tema della rinascita dalla crisi, un teatro itinerante che ha percorso 20mila km attraverso Italia, Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca, Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia, Slovenia, Croazia, ritornando infine in Italia, coinvolgendo undici organizzazioni culturali provenienti da nove Stati europei.

Al Modavi parafrasano lo Shakespeare di “Tanto rumore per nulla” chiedendosi “Tanto rumore per cosa?” Per ritrovare la dimensione di “persona”, rispondo, cioè quell’essere che trae vita dalla relazione con l’altro, che con l’altro si confronta e si scontra dialetticamente in un crescendo che vale per la lirica come nella vita. Qui risiede il principio ispiratore del teatro sociale di comunità, evidenziato durante l’incontro L’officina delle muse: includere è un’arte; l’arte come continua ricerca della bellezza che ci rende migliori dentro, aperti e disponibili verso il prossimo; la cultura come momento di condivisione, di socialità, di conoscenza che è per tutti, nessuno escluso.

Da Virtutes agendae il concetto di comunità riappare più attuale che mai. «La comunità prende forma quando parliamo di “politiche sociali” che non possono più essere competenza esclusiva delle pubbliche amministrazioni: anche il non profit e il profit devono essere inclusi per condividere le responsabilità e contribuire con le proprie risorse. Senza questo passaggio – che tutto il Terzo settore chiede con forza da anni – la sussidiarietà orizzontale è solo un bel principio teorico» sottolineano gli organizzatori. «Comunità che deve ritornare nel vocabolario della politica italiana, la quale soffre terribilmente la mancanza della certezza di “essere sempre, comunque e prima di tutto italiani” (Nazario Sauro), di essere nazione. Il ceto politico non ha ben chiara la grandezza della missione loro affidata: rappresentare il popolo nella sua integrità. Per questo motivo la coesione sociale e nazionale vanno di pari passo. Un piccolo contributo può darlo anche una nuova legge elettorale, che non è tecnicismo ma possibilità di rendere trasparente e partecipata dal basso la sana competizione democratica; una legge elettorale che preveda il voto di preferenza, o ancora meglio, le primarie obbligatorie per tutti i partiti anche per i futuri deputati».

Nel XXI secolo non si può fare a meno di considerare le comunità virtuali che, forse non sono altro che un’estensione della realtà materiale, dove si riproducono esperienze e meccanismi che sono già in essere. L’irrompere delle nuove tecnologie e dei social network nella vita quotidiana delle persone può contribuire a facilitare, ristabilire e rafforzare le relazioni sociali. A tal proposito è necessaria una “educazione alla tecnologia” per imparare ad utilizzare questi strumenti nel modo giusto.
Plurali sono anche i soggetti che fanno Inclusione sociale: la moneta di un’Europa per tutti. Oggi – continuano al Modavi –  che la diversità sta perdendo vieppiù l’etichetta di “problema”, «possiamo lavorare nella giusta direzione ergendo ad esempio il volontariato e l’associazionismo in generale, imperniato sul dono di sé e sull’azione disinteressata. Un Terzo settore che è la spina dorsale dell’Italia, la sta sorreggendo come i tiranti in caso di terremoto sulle vecchie costruzioni. L’inclusione sociale si fa anche investendo su questo mondo che non fallirà mai e non trasferirà i propri servizi all’estero ma che, al contempo, pretende di essere riconosciuto anche a livello europeo, la dimensione politica del futuro che deve mantenere un legame con le periferie. Sempre intento ad aiutare il prossimo, il Terzo settore non è sempre consapevole in tutte le sue parti del proprio valore potenziale, limitando così il proprio potere contrattuale e la forza di mutamento sociale».

E continuando nel solco del “Plurale” non si può non sottolineare: «Plurale come l’infinito mondo del volontariato, a 23 anni di distanza dalla legge quadro n. 266, che è in continuo movimento nelle forme e nelle azioni, nelle persone che vi si impegnano e modalità di partecipazione. Anche qui è necessaria un’operazione di semplificazione, per aprire ancor di più le porte del volontariato e rilanciarlo come un “medicinale senza controindicazioni”».

La pluralità, concludono al Modavi, «è la cifra di Virtutes agendae. Nessuno escluso. Pluralità che fa rima con sussidiarietà solidarietà e comunità. Una pluralità di persone con una propria identità, che riconoscono se stesse negli altri e con essi camminano per costruire una casa comune. Può essere una definizione di società, può essere l’orizzonte dell’inclusione».
 


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