Volontariato

Alluvione, volontari in azione

Intervista a Piergiorgio Salvatori, capo dell’UGEM delle Misericordie: «Le confraternite di San Miniato, Livorno e Montenero potranno essere in azione a partire dal primo pomeriggio, non appena la falla nell’argine del Secchia sarà chiusa del tutto»

di Redazione

Misericordie d’Italia in prima linea per dare una mano alla popolazione emiliana flagellata dal maltempo e alle prese con l’esondazione del Secchia. A Bastiglia e Bomporto, i comuni maggiormente colpiti dall’alluvione, il livello dell’acqua continua a rimanere sostenuto. Più di mille persone sfollate assistite dalla provincia, ma le persone effettivamente fuori casa sono molte di più perché la maggioranza  ha cercato sistemazioni autonome. Abbiamo parlato con Piergiorgio Salvatori, capo dell’UGEM -l’Ufficio gestione emergenze di massa che coordina l’attività di protezione civile delle Misericordie d’Italia. 
 
In che modo vi siete mobilitati come Misericordie?
«Siamo stati contattati dal Dipartimento della Protezione civile nazionale: c’era la necessità di attivare delle squadre per dare una mano, e questo è stato fatto. Siamo entrati in funzione come Colonna mobile nazionale delle Misericordie. È stato attivato un minimo indispensabile, perché l’impressione è che la situazione possa evolversi abbastanza velocemente. Rimarremo fino alla prossima domenica».
 
Quanti sono i volontari impegnati?
«Sono andati su otto volontari di tre associazioni: Misericordia di San Miniato, di Livorno, di Montenero. Possiedono tutto il materiale che concerne questo tipo di attività -idrovore e materiali per la ripulitura di case e fabbricati dall’acqua e dal fango». 
 
Quando sono partiti?
«Stamane alle 10. Ci hanno chiesto di essere operativi a partire dal primo pomeriggio, non appena sarà chiusa del tutto la falla nell’argine del Secchia».
 
Dalle informazioni che le arrivano, finora sta procedendo tutto come previsto? C’è stato qualche intoppo?
«Per il momento è tutto regolare: i nostri ragazzi sono specializzati in questo genere di aiuto -togliere fanghiglia, residui dalle abitazioni; poi si cerca di stare vicini alle persone anche dal punto di vista psicologico. In Toscana –essendoci un’alluvione con scansione annuale- siamo abituati a questo genere di routine». 
 
In Sardegna la situazione sembra tornata alla normalità. È rimasto qualche volontario di Misericordie nell’isola?
«Il problema vero riguarda una serie di criticità, relative alla ricostruzione, su cui noi purtroppo come Misericordie non possiamo agire. Misericordie sarde si è data da fare dal primo momento, abbiamo contribuito al grande lavoro che ha viste impegnate anche molte altre associazioni»
 


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