Cultura
Parsi: “Mandela è stato un grande, senza se e senza ma”
Il celebre politologo e editorialista esprime un giudizio molto positivo sull'uomo che ha liberato il Sudafrica dall'apartheid: “Siamo di fronte a un esempio di santo laico, nel Giorno del Giudizio possiamo star certi che siederà vicino al Padre Eterno”
Vittorio Emanuele Parsi su Madiba: un’opinione molto positiva riguardo al percorso politico dell’ uomo che, con coraggio e molta costanza, è riuscito a traghettare il Sudafrica fuori dall’apartheid. Interpellato sulle possibili “zone d’ombra” del personaggio -che potevano magari essere rimaste celate dietro la commozione universale- il politologo replica con chiarezza: facendo un bilancio consuntivo dopo la scomparsa, Nelson Mandela ha dimostrato di essere una persona buona, perciò la Storia lo ricorderà esclusivamente per i suoi aspetti positivi.
Partiamo da Madiba, descritto dai media come “santo laico”. È un’opinione che condivide?
Nel caso di Mandela la santità è concreta, nel senso che il miracolo è sotto gli occhi di tutti: traghettare il Sudafrica fuori dal regime dell’apartheid senza una guerra civile, senza che scattassero vendette indiscriminate, senza che ci fosse neanche una resa dei conti conclusiva è un risultato sorprendente. Se questo non è un miracolo! Quindi è giusto che ci sia stata una eco mediatica così forte. È riuscito a vincere una sfida molto impegnativa di fronte a miliardi di persone.
Qual è il segreto del successo universale di Mandela?
È stata una personalità di grande spessore; ha dato l’impressione di essere una persona buona, ma non fessa. Buona nel senso che ha mostrato di avere a cuore l’interesse di un’intera comunità. Gli anni della lunga detenzione gli hanno consentito –per sua stessa ammissione- di riflettere su tante cose. Dunque una tempra eccezionale, e la stessa pena detentiva scontata per motivi di opinione gli ha conferito un enorme carisma. D’altra parte riconosciamo il carisma a persone che hanno molto meno esperienza, molto meno vissuto, quindi come si potrebbe negarlo a uno come lui.
Una parte del popolo del web però si è scatenata. Ha accusato addirittura Madiba di “odio razziale verso i bianchi”
Sono accuse che fanno acqua da tutte le parti, e che oltretutto fanno riferimento al periodo precedente la detenzione, quando Mandela era un’altra persona. Stiamo parlando di un giovane che lottava contro un regime –quello dell’apartheid- non particolarmente differente rispetto ai governi coloniali in Africa. Il fatto che lui predicasse la lotta armata rientra nella strategia politica: in certi contesti, l’uso delle armi è più che legittimo. È evidente che se uno pensa alla santità nel senso del mite cattolico è già fuori strada, perché in questo caso stiamo parlando di santità laica: francamente, l’uso della forza è necessario quando non si presentano alternative plausibili.
I meriti storici dell'uomo sono indiscutibili. Dal punto di vista economico, Mandela è riuscito a garantire il benessere dei suoi concittadini?
Sicuramente era un Paese in cui la minoranza bianca era molto ricca e tutelata. È riuscito a mantenere bene in piedi l’economia nonostante la necessità, l’urgenza di redistribuire le ricchezze.
I Paesi più poveri dell’Africa subsahariana avrebbero bisogno di un Mandela per risollevarsi?
Se per Mandela intendiamo una classe dirigente dotata di grandi capacità e resistente alla corruzione, allora sicuramente sì. Anche l’Italia, se è per questo, avrebbe bisogno di uno come lui.
Che Paese è oggi il Sudafrica?
È un paese che ha ancora davanti grandi sfide: il consolidamento di questa transizione c’è stato ma è sempre sottoposto a grandi rischi -il Continente in cui è calato è pur sempre un Continente nel quale la democrazia compare qua e là, e la tentazione per chi comanda di una svolta autoritaria è molto frequente. Sicuramente è un Paese con un alto tasso di criminalità e un alto tasso di sieropositività, quindi per molti versi è uno Stato africano a tutti gli effetti. Con straordinarie potenzialità, perché oltre alle risorse naturali ha ancora una classe dirigente bianca molto ben istruita e molto presente nelle relazioni internazionali, e a questa si è aggiunta negli anni una rappresentanza di classe nera che ha tutte le carte in regola.
All’apparenza, tutti i capi di Stato volevano un gran bene a Mandela. Per caso qualcuno di loro, sotto sotto…
Sicuramente Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, non stravedeva per lui: ha iniziato con un percorso simile a quello sudafricano, per poi dare vita a un sistema dittatoriale. Poi quelli che hanno scelto la via del radicalismo, della vendetta dopo la presa del potere non potevano che essere nemici di Mandela. Però stiamo parlando di casi singoli: davvero non esiste, nella storia recente, una figura come Madiba che abbia saputo guadagnarsi la stima universale.
Certamente i mondiali di Rugby del 1995 hanno rappresentato una grande opportunità di immagine per il Sudafrica, e nello specifico per Mandela
Rendere il rugby, sport da cui tradizionalmente venivano esclusi i neri, un’occasione per unire il Paese è stato uno dei miracoli di Mandela. Come è riuscito a entrare nel sancta sanctorum boero? Semplicemente rispettando le persone a cui chiedeva rispetto. Lui è entrato rispettosamente in quel mondo, questa è la chiave di volta del suo personale successo.
Ci ha sorpresi, professore: conoscendo il suo carattere controcorrente, avevamo previsto una piccola vena polemica in più nei confronti del personaggio
Tutto quello che ho detto finora lo penso veramente. Questa intervista uscirà su Vita, e io credo –conoscendovi- che siate d’accordo con me sul fatto che a volte assurgono al titolo di santi persone che in fin dei conti non vantavano grandi meriti. Allora di fronte a questi esemplari di “santità di cartone”, ecco che Mandela svetta nella sua bontà laica. Che poi, laico o non laico, io sono sicuro che nel Giorno del Giudizio lui sarà molto vicino al Padre Eterno.
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