Volontariato

Dopo le parole, le foto. Una mostra nel cuore di Milano

Sono grandi immagini che documentano i volontari in azione, nella centralissima piazza Castello. E un progetto realizzato da Vita in collaborazione Shoot4Change, attivissima associazione di fotografi

di Giuseppe Frangi

Dopo gli Stati Generali sul volontariato in Sanità di giovedì 5 dicembre, il percorso prosegue con una mostra fotografica, curata da Vita in collaborazione con Shoot 4 Change, allestita dal 10 al 23 dicembre nella centralissima Piazza Castello a Milano. La  mostra, che conserva lo stesso titolo, La Relazione salutare, si costituisce di 16 grandi immagini, realizzate appositamente e che raccontano il volontariato in azione sul fronte tanto delicato della malattia. Tutte le immagini documentano proprio il rapporto di relazione tra il volontario e il paziente, cogliendo momenti normali delle giornate in ospedali, in istituti o anche in casa, laddove è stata possibile l’assistenza domiciliare. Sono immagini di grande forza, che dimostrano come la “relazione” possa davvero trasfiguarre i percorsi di malattia e di cura. Immagini che sono un omaggio a chi agisce. Tutto questo merito dei fotografi coordinati da Shoot 4 Change: un’associazione non profit di volontariato fotografico sociale, creata da Antonio Amendola subito dopo il terremoto dell’Aquila.

Nata come un semplice blog, ha assunto dimensione e respiro internazionale, aggregando creatività nascoste sui social network, su Internet, per strada, trasformandosi, alla fine, in un vero e proprio movimento di fotografi e videomaker volontari, di persone che hanno voglia di scendere per strada a raccontare storie. Quelle piccole, a volte piccolissime, storie che raramente vengono considerate remunerative dall’informazione mainstream.  E che, per questo, non vengono fatte conoscere, non riuscendo, così, ad innescare un processo che abbia un vero impatto sul cambiamento sociale. Di fatto, S4C è allo stesso tempo un grande, enorme secondo alcuni, serbatoio di raccontastorie al servizio del Terzo Settore e degli ultimi («i ricchi hanno i loro fotografi»,  ricorda Amendola, «noi siamo i fotografi di tutti gli altri») e un movimento creativo che unisce creatività e impegno sociale.

Strada facendo, questo grande “non luogo” che è S4C si è popolato non solo di fotografi, ma anche di videomaker, giornalisti, grafici, designer, musicisti. Tutti accomunati dal concetto di “crowdphotography” La crowdphotography, termine coniato proprio da S4C, è un concetto semplice: il racconto di una storia può essere collettivo, democratico, orizzontale. «È uno straordinario strumento di controllo sociale», dice Antonio Amendola , «con il quale chiunque può dire “We, the People” e raccontare una storia, senza aspettare che altri lo facciano al posto suo». 


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