Politica

Che sconfitta la rinuncia dello Stato nel recupero degli incassi indebiti dei concessionari

Parla Maurizio Fiasco, docente di Sociologia a Tor Vergata e consulente della Consulta nazionale antiusura, di fronte alle notizie che arrivano da Roma. « I governi compensano, con l'aumento del consumo di gioco pubblico d'azzardo, la riduzione dei margini relativi nelle entrate ottenute dagli altri giochi riversando sulla fiscalità generale le perdite di risorse ormai innegabile»

di Redazione

Ascolto con grande pena e sentimenti di personale sconfitta queste notizie. Rinuncia dello Stato a recuperare quanto indebitamente incassato dai concessionari dell’azzardo; nuova invasione di apparecchi automatici per il gioco a soldi. Già nel 2010, con la Consulta Nazionale Antiusura, avevamo delineato lo scenario che ora è confermato. La politica continua a negare, e con ciò aggrava la sofferenza, nell'ordine, dei conti pubblici, dell'economia italiana, della quotidianità delle famiglie. Tre dimensioni che la Grande Crisi unifica: nel disagio e nel rischio.

I governi compensano, con l'aumento del consumo di gioco pubblico d'azzardo, la riduzione dei margini relativi nelle entrate ottenute da casinò on line, Gratta e vinci, “macchinette mangia soldi e scommesse ecc., riversando sulla fiscalità generale le perdite di risorse ormai innegabile.

Da fonte, per alimentare le casse dello stato, l'azzardo pubblico è diventato velocemente un'altra falla nei conti del Ministero dell'Economia e Finanze. Consumi di giochi di alea crescenti, margini diretti erariali declinanti sono pendant del crollo dei ricavi tributari da consumi di beni e servizi ordinari. Il che significa abbassamento della “domanda” e conseguente depressione dell' “offerta” di produzioni manifatturiere, di beni commerciali, di spese familiari per cultura, turismo, articoli durevoli.

E c’è poi da misurare il tempo di vita “per azzardare” (almeno 70 milioni di giornate nel 2012) che  equivale a un tempo pari a un terzo delle settimane trascorse per le vacanze: beninteso, trascorse da quella metà delle famiglie italiane che vanno in montagna o al mare d'estate. Oppure al mercato dell'auto in picchiata, e all’aumento delle famiglie in povertà. L’azzardo è un “convertitore”. La difficoltà temporanea è stravolta in “disagio”; il disagio in “povertà relativa”; la povertà relativa in “povertà assoluta”.

“Carta canta e villan dorme”: le tappe sono facilmente documentabili. Nel marzo 2011, questo scenario è stato esposto con una relazione circostanziata alla Commissione parlamentare antimafia, ma lo si era anticipato già nel gennaio dell'anno prima in un convegno con gli operatori della terapia per le dipendenze da alea. Si arriva alla primavera del 2012, e la commissione affari sociali della Camera convoca anche la Consulta Nazionale Antiusura. La quale consegna un documento analitico e espone le preoccupazioni. Vi era stato, infatti, il decreto "Salva Italia", cioè il prelievo fiscale drastico e forzoso del Governo Monti. Le banche italiane avevano ottenuto, proprio a causa del provvedimento, dalla BCE un rifornimento di quasi 200 MLD. Avrebbero dovuto destinarlo a impieghi produttivi (per i mutui casa, delle famiglie, a loro volta volano per rilanciare il ramo “costruzioni”).

Hanno invece acquistato titoli di Stato e anche “azzardato” impieghi speculativi. Compresi affidamenti ai concessionari che quindi si sono indebitati per partecipare alle gare per vari giochi (a cominciare dai casinò virtuali). Gli stessi concessionari (alcuni importanti) si sono poi fatti rifinanziare il debito con il collocamento di bond (derivati). E oggi non sono nemmeno in grado di saldare l' "oblazione" di una multa. Che è scesa da 98 Miliardi a 2,5, poi è precipitata a 640 milioni. E adesso arriva a meno di una "mancia!

Incautamente, però, a Bruxelles, dal MEF si erano mandati i bilanci 2012 e 2013, iscrivendovi somme improbabili di entrate erariali per monopolio sull'azzardo. Ebbene, proprio sull’esito di queste “operazioni”noi avevamo previsto nel 2011 quel che è stato confermato nel 2012: un trucco contabile!
Era abbastanza semplice capire che si poi sarebbero dovuti compensare i "buchi" con nuove tasse – per tutti! – e con ciò deprimendo ulteriormente i consumi e gettando in difficoltà famiglie, imprese e sistemi di welfare.

Dal canto suo, in continuità con le precedenti compagini, l’attuale governo segue la stessa deriva del giocatore patologico. Si vuol "rifare". E invece di programmare l'uscita dal gioco (magari seguendo una tabella di marcia) rilancia la posta con 4000 nuove slotmachine. Lo stato-giocatore è nel pieno della "fase perdente" (per dirla con lo psicologo Custer) e non smette di azzardare.

Così giocan tutti: lo scommettitore, il gestore, il concessionario, la banca che finanzia le major dell'alea, lo Stato. Ma anche gli italiani, persino quelli che non si attaccano al casinò on line e alle slot, sono invischiati nel gioco: i contribuenti, tutti, sono costretti a versare soldi allo Stato-Gambler per chiudere la falla prevedibile.

Ripeto vivo tutto questo anche come una personale sconfitta. Mitigata tuttavia dalla gratitudine per la Consulta Antiusura che insieme a tutta la Chiesa ha avuto il merito di porsi in dissidenza attiva. E inascoltata. Sinora. Capisco quanto ancora debba ritrovarsi impegnata in una prova.


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