Politica

Nuovo Isee, vecchia scala

Dopo un anno e mezzo di lavoro e diversi stop, oggi il Consiglio dei Ministri ha licenziato il testo di riforma dell'Isee. Il leit motif è la lotta ai falsi poveri, che però sarà pagata dagli invalidi veri e dalle famiglie

di Redazione

Era in vigore dal 1998 e mostrava i segni del tempo. I saggi di Napolitano lo avevano messo fra le priorità del nascente Governo Letta. Il viceministro Maria Cecilia Guerra ci ha lavorato per due Governi. Ora il nuovo Isee è nato. Lo ha licenziato questa mattina il Consiglio dei Ministri, con un Enrico Letta che lo ha immediatamente e ripetutamente presentato come uno strumento per stanare i “finti poveri”, poiché «ogni presunta furberia – in effetti una vera a propria ruberia – toglie un’opportunità a coloro che ne hanno diritto».
«Bisogna evitare lo scandalo dei finti poveri e pone il tema di un rapporto diretto tra situazione reale delle famiglie e delle persone e l’accesso ai diritti. [Il nuovo Isee, ndr] Riporta un concetto di verità tra le persone e i servizi sociali corrispondenti. Le risorse vadano alle persone che hanno bisogno». Non a caso, delle 20 pagine del DPCM, ben tre sono dedicate al rafforzamento dei controlli (articolo 16). Con il nuovo regolamento infatti si riduce «l’area dell’autodichiarazione e ci saranno ulteriori controlli per evitare l’abuso di uno strumento così importante. L’Isee considererà tutte le forme di reddito, anche quelle fiscalmente esenti, dando un peso più adeguato alla componente patrimoniale» ha detto il premier, ricordando come «riformare l’Isee è un atto a forte valenza etica, in un momento in cui l’emergenza sociale impone di orientare le risorse disponibili a favore di chi è in uno stato di reale necessità».

Le novità principali
La riforma dell’Isee introduce una definizione più ampia del reddito e dà un maggior peso alla situazione patrimoniale: un passaggio particolarmente criticato dalle associazioni di persone con disabilità, che hanno da sempre accusato il Governo di voler “far cassa con i disabili”. L’articolo 4 infatti, comma f) prevede che siano conteggiati nel reddito anche «i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazione pubbliche».

Vero è che vengono poi introdotti alcuni correttivi, per cui vanno sottratti dal reddito fino a 5mila euro per le spese sanitarie per disabili, più quelle per collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale o di ricovero. L’altra novità è la scelta di non considerare in modo indistinto tutte le persone con disabilità, ma di riclassificare le diverse definizione di disabilità, invalidità e non autosufficienza, creando tre distinte classi: disabilità media, grave e non autosufficienza, per cui sono riconosciute rispettivamente franchighie di 4mila, 5500 e 7mila euro (aumentate per i minorenni a 5500, 7500 e 9500 euro). Si allargano anche le prestazioni soggette a Isee.

Resta invariata, nonostante le critiche e le pressioni delle associazioni famigliari, la scala di equivalenza, che il report del Governo definisce come «già generosa rispetto quelle tipicamente in uso a livello internazionale. Vengono però adottate maggiornazioni per tre situazioni: la presenza di tre o più figli, la presenza di un bimbo con meno di 3 anni quando entrambi i genitori hanno perso il lavoro, per i nuclei monogenitoriali.

Il commento del Forum Famiglie
«Già dalla legge di stabilità, così com’è uscita dal Senato, le famiglie italiane hanno raccolto solo delusioni: ora a rendere ancor più amaro il prossimo Natale rischia di mettercisi anche la riforma dell’Isee», commenta un comunicato del Forum delle Associazioni Familiari. «Avevamo già segnalato nei mesi scorsi le molte criticità contenute nel decreto che meritoriamente si propone di innovare uno strumento fondamentale per l’accesso a tanti servizi erogati dagli enti pubblici» commenta Francesco Belletti, il presidente. «Restiamo convinti che il valore della prima casa sia sovrastimato col risultato di penalizzare chi ha risparmiato per i propri figli. Inoltre rimane insoddisfacente la scala di equivalenza in particolare per le famiglie con figli, ancor più se in situazioni di particolare disagio». Secondo i calcoli del Forum la scala di equivalenza «non valuta in modo realistico l’effettivo impatto del costo dei figli al crescere del loro numero». In particolare Belletti rinnova «la richiesta di un periodo sperimentale e di una conseguente verifica finale a cui partecipino anche i rappresentanti delle famiglie. Anche perché così, dialogando con le associazioni, forse si eviteranno i gravi errori recentemente commessi su Imu ed esodati».


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