Politica

Napolitano fermi la portaerei Cavour

Ben 113 realtà della società civile chiedono un intervento del presidente della Repubblica per bloccare il 'tour pubblicitario' della nave nel mondo. Inviata anche una lettera aperta ai parlamentari

di Daniele Biella

Sei reti di organismi di varia natura e 113 organizzazioni appartenenti al mondo della cooperazione, del disarmo, della solidarietà: queste le adesioni ricevute dalla Rete italiana per il disarmo alla propria lettera aperta al presidente della repubblica Giorgio Napolitano. A una settimana dalla partenza dal porto di Civitavecchia del Gruppo Navale Cavour per la missione "Sistema Paese in Movimento", continuano le prese di posizione della società civile sulla problematicità di questa iniziativa.

"Già nei suoi elementi di base si era evidenziata come spregiudicata e inaccettabile la scelta annunciata nei giorni scorsi dal Ministro della Difesa Mario Mauro insieme ai vertici del Ministero della Difesa: impegnare per i prossimi cinque mesi il Gruppo Navale Cavour in una campagna promozionale dell’industria bellica italiana insieme ad altre attività commerciali, di tipo militare ed umanitarie", scrive Rete disarmo. La problematicità della notizia e le parole di questa presa di posizione hanno suscitato un grande interesse e un'attenzione alla missione del Gruppo Navale Cavour (composto dalla portaerei omonima, dalla fregata Bergamini e dalla nave appoggio Etna) "che non si deve affievolire con l'effettiva partenza dall'Italia. Per questo riteniamo l'iniziativa inaccettabile, in quanto mescola una serie di attività che per loro natura hanno finalità e caratteristiche differenti e che riteniamo sia importante continuare a tenere separate", continua Rete disarmo. "Soprattutto crediamo che promuovere la vendita di sistemi militari o sostenere iniziative di tipo commerciale abbinandole ad operazioni umanitarie non sia un compito che il nostro ordinamento attribuisce al Ministero della Difesa o alle Forze Amate".

Ancora, "esistono diversi pronunciamenti dell’Unione europea secondo cui la crisi economica sta trasformando alcuni ministeri della Difesa in espliciti promotori delle esportazioni di armamenti. Una tendenza che, per sostenere la competitività delle industrie militari dei rispettivi paesi, rischia di mettere a repentaglio gli sforzi in ambito comunitario per definire una politica organica di sicurezza e di difesa comune", prosegue la letterea del gruppo di associazioni italiane che promuovono il disarmo.

Un ulteriore aspetto da sottolineare, secondo Rete disarmo, è la normativa internazionale, la quale "ribadisce che l’aiuto umanitario non può essere utilizzato come strumento di politica estera dei governi. L’impiego di organizzazioni umanitarie da parte di attori militari e commerciali mette infatti in discussione non solo l’indipendenza, la neutralità e l’imparzialità delle organizzazioni autenticamente umanitarie, ma anche la stessa possibilità che gli operatori umanitari continuino ad intervenire efficacemente e in relativa sicurezza nei contesti di crisi".

La  lettera a Napolitano che, secondo la  Costituzione, "ha il comando delle Forze armate" (art. 87), chiedere se lo stesso presidente della Repubblica sia stato messo al corrente e abbia dato il suo esplicito assenso all’iniziativa. Tutti gli organismi firmatari invitano inoltre il Parlamento a esaminare con attenzione il tema soprattutto per le rilevanti implicazioni sulla politica di sicurezza e di difesa del nostro Paese. Per monitorare ogni mossa futura della missione 'Sistema paese in movimento' Rete disarmo e altri aderenti alla protesa anno attivato la pagina Facebook Controlliamo il Tour Cavour: portaerei o fiera d'armi?

Rete disarmo mette infine l'accento sullo "stato di tensione dell’intera zona mediorientale ed africana in cui il gruppo navale Cavour farà tappa e soprattutto il grave deficit di libertà democratiche a fronte di ingenti spese militari e di un livello basso di sviluppo umano di diversi dei paesi che saranno visitati: ben 12 su 18 degli Stati ai cui governi si intende presentare il campionario di armamenti italiani sono definiti dall’Indice di democrazia dell’Economist come regimi autoritari".
D'altra parte, "i ministeri della Difesa a cui la Cavour esibirà il campionario bellico delle ditte di Finmeccanica sono stati destinatari nell’ultimo quinquennio di quasi 5 miliardi di euro di armamenti italiani, ovvero circa il 30 per cento di tutte le esportazioni dal nostro Paese di sistemi militari".
 

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