Non profit

Slot Machine: finalmente si apre un tavolo di confronto

Il presidente di Sistema Gioco Italia, Massimo Passamonti, apre alla riduzione di macchinette per 40 mila unità e si dice disponibile per un ulteriore taglio. «Vogliamo anche intraprendere un discorso di fiscalità compensativa. Il dialogo deve essere la via maestra» sottolinea

di Lorenzo Alvaro

La location è quella magnifica del Piccolo Teatro di via Rovello a Milano. L'occasione è l'incontro “Gioco – Giocatori. Comportamenti e riflessioni” proposto e organizzato da Sistema Gioco Italia, la costola di Confindustria che si occupa di azzardo legalizzato.

A fare gli onori di casa Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, che nell'aprire i lavori sottolinea: «l'occasione di oggi è la dimostrazione che il mondo del gioco legale promuove e ricerca un fattivo e proficuo dialogo con le Istituzioni e con tutte le realtà sensibili e attente impegnate nel sociale. Riteniamo importante che oggi si sieda con noi al tavolo il prof. Marco Dotti, giornalista di Vita e impegnato nel Movimento No Slot».

Un'introduzione che è una mano tesa nei confronti di una realtà che da anni chiede proprio questo dialogo. Per la risposta alla richiesta di collaborazione di Passamonti però deve attendere.

Nella parte inziale dell'incontro infatti sono state presentate due ricerche. Una, dal titolo “Giocare per Gioco” curata dal prof. Giancarlo Rovati, ordinario di sociologia dell'Università Cattolica di Milano, su commissione della Fondazione per la Sussidiarietà (presente all'incontro anche il presidente Giorgio Vittadini) che verteva su comunicazione gioco responsabile. La seconda. “il Gioco problematico – Fattori di protezione e di rischio”, condotta dall'Università La Sapienza di Roma e Ipsos Public Affair a cura di Claudio Barbaranelli, professore ordinario di Psicometria e Nando Pagnoncelli.

Il dato più significativo che emerge dalle ricerche è che, per quello che riguarda i giocatori patologici o problematici, cresce il numero nella fascia più povera della popolazione. Quello che non era evidenziato nè indagato ma a cui sarebbe bene trovare una risposta è se cresca il gioco tra i più poveri o cresca il numero dei più poveri e conseguentemente anche il gioco.
 

Marco Dotti durante il suo intervento



A questo punto è il turno dell'intervento di Marco Dotti. E la risposta all'invito di Passamonti non si fa attendere. «È evidente come la questione principale non sia soltanto sanitaria, né legata al tema del patologico. Perchè, nonostante i numeri che il prof. Barbaranelli ci dicano che si tratta comunque di un fenomeno da tenere sotto controllo (1,65% della popolazione adulta, 790 mila persone ndr), il cuore della questione sono i territori e la fiscalità. Ed è su questo che si deve lavorare. Se possibile insieme, dialogando e trovando punti di incontro».

Oggi possiamo dire che è nato un tavolo di lavoro che vede da una parte il Movimento No Slot e dall'altra Confindustria Gioco.

Ma le sorprese non sono finite. Passamonti infatti, in conclusione, mette sul piatto delle proposte concrete.
«Gli operatori del settore ritengono che sia arrivato il momento di avviare un'attenta valutazione critica e responsabile dell'intero settore”, spiega il presidente di SGI, «Vogliamo avviare un "piano regolatore” che tenga conto delle istanze territoriali».

Cosa significa nel concreto? «Il primo step sarà l'eliminazione degli apparecchi da quegli esercizi che per loro natura non possono garantire un adeguato controllo nei confronti del gioco minorile, insieme all'eliminazione di attività di gioco da tutti gli esercizi al di sotto di una metratura minima di 20 mq. Abbiamo anche proposto un contingentamento massimo pari a non più di 4 AWP (Amusement With Prizes – tipologia di slot machine) per esercizio (oggi il limite è a 8 ndr)».

In questo modo si otterrebbe la riduzione di circa 11 mila punti di vendita e di circa 42mila AWP. Per Passamonti in un secondo momento lo stesso trattamento andrebbe a toccare le VLT (Video Lottery Terminal).

Non è tutto. «Bisogna anche, come giustamente ricordava Dotti, affrontare il tema del rapporto con il territorio», ha sottolineato il presidente, «pensiamo sia utile la creazione di un fondo nazionale, alimentato da una quota dell'attuale gettito erariale derivante da questi giochi, che potrebbe in parte assumere la veste di "destinazione di scopo”, che finanzi progetti locali di interesse pubblico e sociale».
 
Le premesse insomma ci sono tutte. Ora non resta che lavorare e trasformare le parole in fatti.


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