Welfare
Reddito minimo, che sia la volta buona?
Il ministro del Lavoro fa rientrare il Sia, Sostegno all'inclusione attiva, nella Legge di stabilità. "E' una strategia vincente, che ci allinea ai paesi Ue all'avanguardia", spiega Stefano Galliani, presidente di Fio.psd
Reddito minimo di inclusione sociale, forse è la volta buona: con la Legge di Stabilità in discussione in Parlamento, “per la prima volta si potrebbe avviare un processo che porti a definire un sostegno al reddito per le famiglie in povertà assoluta, cosa che in Europa c’è da tempo ma non in Italia”, sottolinea Stefano Galliani, 50 anni, presidente da aprile 2013 di Fio.psd, la Federazione italiana degli organismi che seguono le persone senza fissa dimora.
Stiamo parlando dell’approvazione del Sia, Sostegno di inclusione attiva, promosso ad ottobre dal ministro del Lavoro Giovannini?
Sì, proprio di quella misura presentata dal ministro e preparata da un pool di esperti durante la scorsa estate. Si tratta di una strategia di costruzione, passo dopo passo, di un’unica misura che riorganizzi tutte le azioni in atto rivolte alle singole categorie sociali. È una novità non da poco, perché un approccio del genere, oltre ad allineare l’Italia ad altri paesi in cui questo strumento funziona, genera sviluppo economico.
In che senso?
Dare dei fondi a chi non ha i soldi per le esigenze di base per una vita dignitosa significa rimettere in moto i consumi, perché di sicuro queste persone useranno soldi per migliorare subito la propria condizione, anziché chiudere il denaro in casseforti o per l’acquisto di beni di lusso, tanto per intendersi. Questa è una chiave importante, che Giovannini sta introducendo e che noi supportiamo del tutto.
Ma il Sia era rimasta fuori dalla bozza di Legge di stabilità presentata pochi giorni fa dal governo…
Sì, ed è per questo che il ministro del Lavoro, due giorni fa, è intervenuto per inserirla, chiedendo fondi legati a quelli del cuneo fiscale: “possono essere irrisori a livello generale, ma non lo sono per le esigenze dei poveri assoluti”, ha detto Giovannini ai propri colleghi. Ora si spera che il Sia arrivi al primo traguardo, ovvero venga approvato facendo così partire il percorso e gestendo eventuali modifiche in corso d’opera. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, sia noi federazione di associazioni che si occupano di marginalità sociale che chi ha più peso raccogliendo milioni di persone, come i sindacati, che erano presenti all’incontro di lancio del Sia ma poi non hanno protestato sul fatto che non fosse presente nella prima versione della legge di stabilità.
Quale ruolo dovrebbero avere i sindacati?
Potrebbero aiutare il ministro nella riorganizzazione delle misure di sostegno, in un’ottica diversa da quanto abbiamo visto finora, meno impostata sulle categorie e più sul bisogno, ovvero cominciando a sostenere chi fa più fatica in assoluto, ovvero le persone in completa indigenza, che oggi sono cinque milioni, ben il dieci per cento della popolazione. Ora è un momento importante, ognuno faccia la sua parte: in questo senso l’Alleanza contro la povertà in Italia, di cui facciamo parte, nell’incontro pubblico di lunedì prossimo a Roma farà capire al ministro e a chi ha a cuore il problema che sarà al loro fianco per arrivare finalmente a una forma di sostegno al reddito che l’Italia necessita da troppo tempo.
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