Non profit

Allontanare le sirene del gioco

L’economista mette in contrasto la razionalità dell’homo economicus e «i problemi di autocontrollo più o meno gravi nella vita di tutti noi»

di Leonardo Becchetti

Quasi nelle stesse ore, nei giorni scorsi, mentre in Parlamento veniva concesso un ulteriore sconto sulla multa comminata ai concessionari di Videopoker finalmente il Consiglio regionale della Lombardia approvava la nuova legge “no slot”, che prevede sgravi fiscali ai bar senza macchinette, tasse più elevate a quelli che ce l’hanno, approvazione del marchio “no slot” e la distanza minima di 500 metri dei locali con slot machine dalle scuole.

Qualcosa si sta dunque muovendo in positivo, almeno a livello locale, e la rivolta in rete e nei bar dei più sensibili e del movimento no slot, che premia votando col portafoglio i locali che tolgono le macchinette portandovi centinaia e centinaia di giovani, è un bel segno di impegno civico che sta sicuramente incidendo su queste decisioni. La tendenza di molti miei colleghi economisti, e di molti uomini “liberi e forti’ , verso l’antiproibizionismo si fonda su una percezione antropologica semplicistica, legata ad una versione caricaturale dell’homo economicus, che non si è ancora arricchita dei contributi dell’economia e della finanza comportamentale e delle neuroscienze.

L’Homo economicus è tutta razionalità e sempre in controllo di se stesso. Le evidenze inconfutabili dell’esistenza di problemi di autocontrollo più o meno gravi nella vita di tutti noi dimostrano che nella realtà accade chiaramente il contrario. La letteratura più recente analizza questo problema parlando di “sconto iperbolico”. In altri termini le persone razionali bilanciano costi e benefici di un’azione guardando al suoi “rendimenti” presenti e futuri in termini di felicità, ove quelli futuri ottengono pesi via via decrescenti (una soddisfazione di 10 oggi, per intenderci, vale più di una soddisfazione di 10 tra un anno). Cadono pertanto più frequentemente nelle dipendenze quelle persone che scontano così tanto i benefici e costi futuri da guardare di fatto solo a quelli presenti. La tentazione è di fatto uno choc improvviso e temporaneo che ci fa passare da uno sconto normale ad uno iperbolico appannando la nostra percezione dei costi futuri della scelta presente. E così, per un attimo, è solo il momento corrente che conta e non resistere sembra la scelta “razionalmente” più giusta. Lo choc può dipendere da vari fattori latenti o inconsci, da elementi fisiologici ma certamente anche dalla memoria proustiana delle cadute passate, della loro frequenza e intensità. E in questo modo si generano le vere e proprie dipendenze.

Il problema del controllo non può pertanto essere risolto da soli in modo lungimirante nel momento in cui lo choc si presenta, ma soltanto prima o dopo quando l’annebbiamento passa. E per questo che Ulisse nell’Odissea inventa un ingegnoso meccanismo attraverso il quale decide liberamente di sospendere la propria capacità di scelta nel momento dello choc (si fa legare al palo dai marinai nel momento in culla barca passerà davanti alle sirene). Quanto allo specifico delle ludopatie i dati di una recente indagine di Eurispes ci dicono che sono come sempre i più deboli a cadere nella rete. L’8,9% di un campione rappresentativo di intervistati ammette di aver chiesto soldi in prestito per giocare. L’11,5% di coloro che hanno un reddito tra 10.000 e 20.000 euro ammette dipendenza dal gioco contro soltanto il 4,5% di chi ha un reddito superiore a 50.000 euro. Registrano percentuali di dipendenza più elevate pensionati e non occupati (13,5%) rispetto a casalinghe e imprenditori (sotto il 5%) e coloro in possesso della sola licenza elementare (20,6%) rispetto ai laureati (8,5%). Emerge pertanto un quadro nel quale i fattori che aumentano il rischio sono lo scarso livello d’istruzione, l’eccesso di tempo libero e le difficoltà economiche. Tutto questo spiega perché abbiamo lanciato la campagna slotmob e sosteniamo provvedimenti come quelli presi dalla Regione Lombardia. In un mondo perfetto di liberi e forti sembrano tutte sciocchezze. Nel mondo reale, in cui nessuno può chiamarsi fuori da momenti di debolezza e alcune fasce della popolazione sono particolarmente a rischio, le dipendenze si combattono anche allontanando “le sirene” dal ragazzi, premiando le scelte coraggiose di chi non guarda solo al tornaconto economico e creando palestre di allenamento civico nelle quali si vota col portafoglio, si costruiscono reti di relazioni, si crea capitale sociale e si allevano virtù civiche. Tutto questo potrà porre le basi per una vita più ricca e lontana dalle dipendenze. Riducendo anche quei costi economici per la collettività che sembrano oggi purtroppo essere l’unica misura della nostra civiltà.

da Avvenire del 19/10/2013

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