Non profit

Le slot machines impoveriscono anche chi non gioca

Davide Roccati della Seldon Ricerche racconta a Vita.it il suo lavoro di mappatura e analisi del fenomeno delle macchinette sul territorio della città di Torino

di Lorenzo Alvaro

«Hari Seldon è l'ideatore della scienza della psicostoria, una scienza immaginaria, presente nei libri del ciclo della Fondazione di Isaac Asimov, in grado di prevedere l'evoluzione della società umana tramite metodi matematici e statistici». Così sul sito di Seldon Ricerche spiega quale sia l'impegno dell'azienda. Ed è proprio quello che Davide Roccati ha messo in pratica sulla battaglia no slot. Un modo per capire il fenomeno sia dal punto di vista economico che sociale.

Come nasce il vostro interesse al tema delle slot machines?
Abbiamo sempre lavorato su temi legati al welfare e alle fasce deboli della società. Per questo ci siamo imbattuti anni fa con il gioco d'azzardo legale. Quello che abbiamo voluto analizzare non è il punto di vista patologico e sanitario, per cui non abbiamo le competenze, ma dal punto di vista dell'impatto sulle famiglie e sul territorio e sulle conseguenze che porta.

Ma non è un problema prettamente sanitario?
Assolutamente no. Anzi a dire il vero è esattamente l'opposto. A noi premeva dir questo. Non si tratta di un problema relegato a pochi "malati”. Il danno viene fatto sopratutto ai territori e alle comunità

L'impatto del gioco legalizzato dunque ha un impatto anche su chi non ha un problema di ludopatia?
Esatto. In forme magari eclatanti il disagio si vive anche in famiglie e situazioni non patologiche. Situazioni in cui comunque si vede intaccata la capacità di spesa. Noi abbiamo provato a vedere il fenomeno in numeri, per capire quanto, dove e come si presenta il fenomeno

E cosa avete verificato?
Sono circa 6500 gli apparecchi slot e vlt a Torino. Una ogni 130 abitanti. Praticamente una per condominio. I dati li abbiamo presi dall'Aams e li abbiamo analizzati attraverso un software di georeferenziazione. Dati in forma aggregata e nell'assoluto rispetto della privacy. Su questi dati abbiamo costruito una stima.

Ci può dire qualche dato?
Le posso dire ad esempio che i locali con slot a Torino si trovano, al 90% dei casi, a meno di 500 metri dagli istituti scolastici. Cosa che sarebbe stata vietata dalla prima setsura del Decreto Balduzzi. Ma i dati più importante riguarda il denaro

Cosa dicono?
Abbiamo stimato la spesa annuale per il totale delle slot nel 2011 e l'abbiamo confrontata con quelle che sono le entrate del Comune di Torino. Abbiamo preso in esame per l'anno 2010 le entrate dell'Ici, quelle della tassa sui rifiuti e l'addizionale Irpef. La somma di queste tre tasse generava un gettito di 388 milioni. La spesa per le macchinette invece è di 350 milioni. Se pensiamo che non abbiamo preso in considerazione il gioco online e gli altri giochi possiamo dire che le entrate del comune sono circa la metà della spesa per l’azzardo. Per la gestione degli asili nido e servizi per l'infanzia invece il Comune spende un nono di quello che i torinesi spendono per le slot, 42 milioni. Questo direi che dà un quadro di quale sia l'impatto che il gioco ha sull'economia reale

Però alle slot si può vincere, quindi qualcosa torna al cittadino, o no?
Ma sono denari che non generano sviluppo locale. Quelli persi sono persi. Quelli vinti vengono vinti in loco e sono soldi che non si aggiungono all'economia perché spesso sono rigiocati. In generale il risultato è una diseconomia familiare diffusa

Quindi è un problema che riguarda anche il portafogli di chi non gioca?
Un territorio  e un economia locale più poveri sono un problema che riguarda l'intera comunità


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