Famiglia

In comune non c’è il pediatra, arriva il volontario

A Serradifalco in provincia di Caltanissetta 320 bambini si sono ritrovati all’improvviso senza medico. In attesa che si trovi un sostituto per il posto vacante, è scesa in campo l'Auser

di Francesco Mattana

A Serradifalco, Comune in provincia di Caltanissetta, una storia di ordinaria follia che sembra uscita dalla penna di Luigi Pirandello.
 
Da due mesi manca il pediatra: centinaia di genitori, giustamente risentiti, hanno firmato un appello per ricoprire al più presto il posto vacante. In attesa che la burocrazia faccia il suo (lento) corso, l’Auser –Associazione di volontariato impegnata a favorire l’invecchiamento attivo degli anziani- si è presa carico dei bambini: ha chiesto al sindaco di dare l’incarico pro tempore a Puccio Dolce, ex primario del reparto di pediatria nell’ospedale di Canicattì.
Quest’ultimo –che è stato anche vicepresidente della Provincia– ha accettato volentieri, senza chiedere un euro in cambio. Si occuperà di oltre 700 bambini (320 nella sola Serradifalco, più   400 degli altri tre Comuni compresi nella zona individuata dalla Regione) due volte alla settimana. 
La vicenda è finita anche alla Camera dei Deputati.  Sergio Boccadutri, Onorevole di Sinistra Ecologia e Libertà, ha dichiarato: « Nel momento in cui la sanità manca anche per i più piccoli, abbiamo davvero toccato il fondo».
 
In tanti sono rimasti colpiti dalla  generosità del dottor Dolce. Lui ribadisce , anche nella seguente intervista, che sta facendo solo il suo dovere. 
 
Come mai a Serradifalco manca un pediatra da due mesi?
«Si è creata questa situazione -invero imbarazzante, per il Comune e per tutta la Provincia- perché due mesi fa una collega è stata rimpiazzata senza essere sostituita. Il posto è risultato vacante poiché i bandi per affidare una supplenza temporanea erano andati deserti. La Commissione Provinciale si è riunita da poco per aprire un nuovo bando, e stavolta –visto il rumore che ha sollevato tutta la vicenda- è sicuro che i candidati si presenteranno. Il problema sono i tempi: fino a gennaio credo proprio che dovrò continuare ad occuparmene io. Beninteso lo faccio volentieri, è un compito che porto avanti con gioia».
 
Cosa l’ha spinta ad accettare questo incarico? 
«Senso di responsabilità. Il sindaco -su segnalazione di Nicola Boccadutri, Presidente Provinciale dell’Auser– mi ha offerto la possibilità di rimettere il camice dopo il mio pensionamento, avvenuto un anno e mezzo fa. Ho accettato spontaneamente, a titolo gratuito, perché so che c’è un gran bisogno di aiuto»
 
Di quanti bambini si occupa?
«A Serradifalco la fascia  tra 0 e 6 anni comprende 320 bambini, ma la zona in cui opero copre anche altri quattro Comuni con 400 bambini. È un duro lavoro, comunque non mi sono mai tirato indietro, anche quando ricoprivo cariche amministrative».
 
In quali condizioni versa la sanità nella provincia di Caltanissetta?
«Molto gravi. Siamo decisamente indietro rispetto ai livelli di assistenza di altre realtà d’Italia, i problemi sono tanti: mancanza di personale medico, attese troppo lunghe per i pazienti, TAC e risonanze magnetiche a tempo ridotto. Dovremmo prendere esempio dalla Regione Veneto, dove gli ospedali rimangono aperti dalle 20 alle 24. Queste lentezze diventano particolarmente insopportabili quando è in gioco la vita delle persone: aver eliminato gli interventi di chirurgia oncologica in estemporanea significa privarsi di uno strumento fondamentale, che permette di riconoscere più rapidamente la benignità o malignità del tumore». 
 
Fino a quando occuperà la sede vacante?
«Fin quando me lo chiedono. Il Comune ha firmato una convenzione con l’Auser, ed io –oltre a condividere tutte le battaglie dell’Associazione- faccio parte anche del Direttivo Provinciale». 
 
Che effetto le fa questa improvvisa ribalta nazionale?
«Devo dire la verità, tutto questo clamore mi suona strano: in fin dei conti stiamo solo parlando di un professionista in pensione che mette a disposizione le proprie competenze. Comunque c’è un lato molto positivo in tutto questo: si sta creando un meccanismo di solidarietà, mi arrivano tante telefonate di persone disponibili a darmi una mano. Si è fatto avanti un collega neuropsichiatra, e poi –questo mi ha fatto particolarmente piacere- tre studenti di medicina desiderosi di darmi una mano, per imparare i ferri del mestiere».
 
 

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