Volontariato

Il focolare dei musulmani.

Pakistan: In un Paese dilaniato dalle rivolte pro fondamentalisti, un gruppo di cristiani vive l’esperienza dei Focolarini e conquista la fiducia dei propri vicini islamici. da Rawalpindi, Attique-ur

di Redazione

Era l?inverno del 1999. Gennaio, se non mi sbaglio. In una trafficata via di Rawalpindi, tre donne europee entrarono in un negozio di mobili per comprare un divano. Fu in quel negozio che incontrarono un uomo d?affari musulmano, e si misero a parlare con lui. Era la prima volta che quell?uomo parlava con delle donne occidentali.
Non avevano niente in comune, quei quattro. Religioni diverse, nazionalità diverse, lingue diverse; e poi il colore della pelle, gli abiti, la cultura? tutto era estraneo, lontano. Ma oggi, dopo appena due anni, quell?uomo e quelle donne lavorano per la stessa causa, nutrono un profondo affetto e un autentico rispetto l?uno per le altre, vivono gli stessi ideali e possono dire che sicuramente darebbero ciascuno la propria vita per quella degli altri. Anche adesso, anche dopo che le bombe occidentali hanno colpito un Paese islamico vicino a loro, l?Afghanistan.
Perché sono così sicuro? Perché quell?uomo d?affari che incontrò quel giorno le tre signore, sul finire del terzo millennio, sono io.
Raccontare in che cosa sono cambiate le nostre vite, e che cosa ci fa fare quello che facciamo oggi, non è facile. Le tre ragazze sono ancora ferventi cristiane e io sono rimasto un fervente musulmano. Eppure spesso preghiamo insieme, e la religione dell?uno non rappresenta una minaccia per le altre. Non siamo neppure soli: in Pakistan ci sono molte persone e molte famiglie, ricche e povere, giovani e vecchie, cristiane e musulmane, che vivono la stessa esperienza, nutrono la stessa fiducia reciproca e hanno la stessa sete di unità e pace. Nel mondo, altre migliaia di persone condividono la nostra vita: l?amore di Dio è nei loro cuori, per loro Dio occupa il primo posto. E una volta che Dio è messo al primo posto, trasforma tutto nel suo amore e rende la vita piena di pace e felicità.
Tutto è cominciato durante la seconda Guerra mondiale, quando Chiara Lubich, un ragazza di una piccola città del nord Italia, Trento, capì con alcuni suoi amici che tutta la realtà era provvisoria, non destinata a durare. E capì che solo Dio rimane per sempre, perché Dio è amore. Chiara sognava l?unità per tutti gli uomini e le donne del mondo, e immaginava un mondo dove non ci fosse più la paura, ma solo l?amore. Continuò a lavorare su questa idea, e creò un movimento che oggi raduna migliaia di persone di tutte le religioni, in tutto il mondo. Oggi il movimento dei Focolari è la speranza per milioni di uomini e donne dai percorsi più diversi. Non è un?invenzione, non è una commedia. Ma una realtà concreta.
In questo momento difficile della storia dell?umanità, quando una grande religione è stata messa contro un?altra grande religione; quando un?altra guerra planetaria è sul punto di scoppiare; quando i media investono milioni di dollari in servizi che mostrano le differenze che dividono popoli e nazioni; anche in queste ore drammatiche il gruppo dei Focolari è al lavoro per piantare semi d?amore attorno a sé.
Abbiamo visto questo meraviglioso, concreto esempio anche qui in Pakistan, dove l?ambiente culturale e sociale è permeato di islamismo. Qui vivono, nella concordia, famiglie musulmane e cristiane, illuminate dalla luce di Chiara Lubich. Condividono gioie e dolori; sanno che devono amarsi, anzi, fare a gara nell?amore, e amare tutti così come ciascuno desiderebbe essere amato. Questo è l?amore che supera e vince tutte le difficoltà e che trasforma la vita in un anticipo del paradiso. Se un fratello è nel bisogno, tutta la comunità si preoccupa per lui e fa qualunque cosa per trovare una soluzione. Tutti sanno che Dio è con loro ed è sempre presente, e qualsiasi problema, anche il più grave, non ferma il loro amore.
Noi musulmani li vediamo rispettare la nostra religione: i bambini musulmani ricevono regali per Pasqua e Natale e le famiglie cristiane fanno festa insieme a quelle musulmane per l?Eid e le altre feste islamiche. Mangiamo insieme, viviamo insieme e ci amiamo più che se fossimo fratelli di sangue.
Ora, se questa immensa fratellanza è realtà oggi, in un mondo tormentato, tra fedeli di queste due religioni in un Paese come il Pakistan, c?è speranza, anzi, certezza del fatto che Dio saprà trarre il bene da tanto male. E sono certo che riusciremo a vincere gli intenti diabolici che vorrebbero che anche noi scendessimo in guerra e ci uccidessimo l?un l?altro. Semmai, la domanda che voglio porre ai miei fratelli musulmani è questa: noi siamo pronti ad amare? E siamo pronti a farlo per primi?
(traduzione di Paola Mattei).

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