Welfare

New York mappa l’economia della solidarietà

Lanciato il sito che, mappando tutte le attività basate sul mutualismo nella Grande Mela, definisce un nuovo modello di economia solidale e scoprendo il volto sociale della capitale della finanza internazionale

di Ottavia Spaggiari

Si chiama Solidarity NYC ed è la mappa digitale che permette di localizzare tutte le attività basate sul mutualismo nella Grande Mela. Lanciata da un gruppo di attivisti, artisti e volontari, alcuni dei quali, provenienti dal movimento Occupy Wall Street, che ha molto riflettuto sul concetto di mutualismo, come modello economico alternativo, Solidarity NYC, è sostenuto dalla Sustainable Markets Foundation  e intende sensibilizzare e promuovere un modello economico più sicuro, in grado di soddisfare i bisogni attraverso attività economiche che rinforzino i valori di giustizia, sostenibilità ambientale, cooperazione e democrazia.  
“Se sei un consumatore, la maggior parte delle volte subisci gli effetti di decisioni prese da altri.” Spiega Lauren Hudson, coordinatrice del progetto e Cooperative Finance Leader di Bethex, una banca di credito cooperativo del Bronx. “Sapere da dove provengono i prodotti che compriamo, conoscere chi li produce, serve davvero ad unirci e a responsabilizzarci. E’ una sorta di accordo con la comunità, per prenderci cura l’un l’altro.”
La mappa è divisa per categorie, tra cui cibo, trasporti,  banche, educazione, salute e abitazioni. Tra le attività mappate, i giardini di quartiere, gli ambulatori, le scuole e i servizi all’infanzia basati sul modello cooperativo, come Beyond Care Childcare Cooperative, la cooperativa fondata da un gruppo di donne immigrate, che forma e impiega donne arrivate negli Stati Uniti da altri paesi, come bambinaie e babysitter.
“Le comunità basate sul mutualismo sono sempre esistite per dare alle persone la possibilità di aiutarsi, quando le risorse sono limitate. “ Afferma la Hudson. L’obiettivo di Solidarity NYC è quello di mettere in rete questo tipo di iniziative, rendendole più visibili e facendole uscire dalla nicchia a cui molto spesso vengono relegate. “Credo che sia davvero importante avere una risorsa così, soprattutto quando si vive a New York. In questa città è facile sentirsi disconnessi dai processi che hanno un impatto diretto sulla tua vita. L’idea è che non devi per forza utilizzare tutti questi servizi, ma almeno puoi scegliere”.
Solidarity NYC si aggiunge, come  ulteriore stimolo, al vivacissimo panorama NewYorkese. Negli ultimi mesi la città è diventata un terreno di sperimentazione di diversi progetti di innovazione (vedi Vita, Agosto 2013). La New York University ha dedicato un intero programma all’innovazione sociale e la sperimentazione dei social impact bond ha visto Goldman Sachs investire 9,6 milioni di dollari nella rieducazione e nel reinserimento di sociale dei ragazzi Rikers Island, il più grande complesso carcerario della città. Il ritorno sull’investimento si concretizzerà solo se il tasso di reiterazione del reato calerà di almeno il 10%.  
E se Solidarity NYC intende illustrare le attività della cosiddetta “economia della solidarietà”, in città continuano a moltiplicarsi i modelli basati sulla collaborazione: la città rimane la capitale del crowdfunding, (è nel Lower East Side che è nato Kickstarter) e gli spazi di co-working continuano a crescere, tra i più recenti, il gigantesco Centre for Social innovation, dedicato alla promozione dell’imprenditoria sociale.
Sottilissima la linea di confine tra l’economia della solidarietà e la sharing economy. “E’ difficile tracciare una netta distinzione.” Spiega Hudson. “Stiamo ancora cercando di trovare una definizione corretta per Solidarity Economy. Pensiamo però, che questo termine abbia una connotazione più politica rispetto alla semplice definizione di Sharing Economy.”  (Sulla Sharing Economy il servizio di copertina di Vita di questo mese).

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.