E’ il lavoro al centro della
European Social Innovation Competition, il concorso europeo, presentato venerdì a Milano e dedicato all’ideazione e allo sviluppo di progetti in grado di rispondere ai
bisogni sociali attraverso soluzioni
innovative.
Il concorso, promosso dalla
Commissione Europea, in collaborazione con
Unicredit Foundation, rappresenta una vera e propria chiamata all’
innovazione per le organizzazioni profit e non profit, i gruppi informali e gli individui che si occupano di occupazione, nei ventotto Paesi dell’Unione Europea e che avranno tempo fino all’11 dicembre per rispondere alla
“Sfida Lavoro”, proponendo progetti in grado di avere un impatto positivo sull’occupazione.
Una
giuria di esperti giudicherà le
30 migliori idee che dovranno poi essere trasformate in proposte progettuali concrete, anche grazie al contributo di tutor. A maggio 2014 verranno scelti i tre progetti vincitori che riceveranno un premio di 20 mila euro a fondo perduto.
Presentato dal sindaco Giuliano Pisapia e da Maurizio Carrara, Presidente di UniCredit Foundation, il lancio della European Social Innovation Competition ha visto inoltre intervenire Giampiero Marchesi, Direttore del Ministero dello Sviluppo Economico, e Carlo Pettinelli, Direttore della Direzione Generale Impresa e Industria della Commissione Europea.
La European Social innovation Competition non rappresenta il primo terreno di prova nel campo dell’innovazione sociale per UniCredit Foundation. E’ da alcuni anni infatti che la fondazione si impegna nell’ambito della
Social Innovation e della
Social Enterpreneurship. “
Naples 2.0: Social Innovation Competition”, realizzato nel biennio 2011-2013, è stato il primo esperimento di Competizione di Comunità condotto in Italia ed è stata una delle best practice utilizzata come esempio dalla Commissione Europea.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.