Welfare

Il dramma delle “Guantanamo in alto mare”

Il racconto dei respingimenti italiani nel documentario “Mare chiuso” che verrà lanciato in occasione della visita di Barroso a Lampedusa

di Lorenzo Alvaro

In occasione della visita del presidente della Commissione europea Barroso domani a Lampedusa, Amnesty International Italia, Medici Senza Frontiere, Progetto Melting Pot Europa e Zalab organizzano a Roma (cinema Alcazar, via Cardinale Merry del Val 14, alle ore 11) una proiezione-stampa di “Mare chiuso, il documentario realizzato nel 2012 da Andrea Segre e Stefano Liberti sulla vicenda di un gruppo di rifugiati provenienti da Somalia ed Eritrea (come molte delle vittime dell’ultimo naufragio di Lampedusa) e respinti dall’Italia verso la Libia.

Una carrellata di racconti drammatici di cui, purtroppo, ad essere i responsabili siamo noi. Gli italiani e l'Italia. Barconi di uomini, donne e bambini in fuga da guerra e fame, intercettati allo stremo delle forse su barconi di fortuna e consegnati, dopo essere in alcuni cais anche essere stati maltrattati dai nostri militari, nelle mani dell'esercito libico di Gheddafi e al carcere. In questo consistevano  i patti Italo-Libici inaugurati dal governo Berlusconi.

Due anni dopo la guerra in Libia, sono state sospese le operazioni della Marina militare italiana e allo stesso tempo decine di migliaia di lavoratori africanisono stati spinti a lasciare la Libia cercando rifugio nei paesi vicini. Ed da qui che i registi cominciano il racconto. Dai campi profughi allestiti dall'Unhcr in Tunisia dove sono andati a cercare i respinti. Per raccontare come la politica italiana abbia segnato la loro vita. Tra carcere, violenze, fughe, ma anche tenacia e speranza. Quella di chi ce l'ha fatta nonostante tutto. E quella di tutti noi che attendiamo con ansia la pronuncia della Corte europea dei diritti umani proprio sui respingimenti del 2009. La sentenza è attesa per metà marzo.
 


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