Sostenibilità

Vajont, dopo 50 anni il pericolo di un nuovo disastro

Nelle aree a rischio idrogeologico della zona del Piave si continua regolarmente a costruire, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone

di Redazione

Il 9 ottobre 1963 una frana del monte Toc precipitò nel bacino, facendolo traboccare e inondando il paese di Longarone causando 1910 vittime tra cui 487 bambini e ragazzi sotto i 15 anni.

Da allora è passato mezzo secolo, ma WWF Italia sottolinea che negli ultimi cinquant’anni anni si è proceduto alla cementificazione ed edificazione indiscriminata delle valli, sfidando di nuovo l'equilibrio idrogeologico. Da questa premessa, l’Associazione per la difesa dell’ambiente ha creato un dossier:  “Vajont anno zero: 1963-2013. Consumo del suolo e rischio idrogeologico, un territorio da ripensare”

Longarone, comune lungo il Piave spazzato via dalla frana, è l’esempio di come l’incoscienza umana non abbia saputo gestire in questi anni un bene prezioso come l’ambiente. Nel dossier del WWF si documenta come il Comune sia stato ricostruito ma anche come la sua superficie urbanizzata sia quadruplicata e ci sia  spinti a costruire fin dentro il fiume. La fascia fluviale lungo il Piave nel Comune di Longarone è in gran parte occupata da aree industriali all’interno delle quali vi sono molte zone abbandonate.

«Non possiamo perpetrare gli errori del passato ignorando le aree a rischio idrogeologico che conosciamo e che le Autorità di bacino, delegittimate e senza fondi, hanno catalogato e comunicato a tutti gli enti, comuni inclusi» ha spiegato Andrea Agapito Ludovici, tra gli autori del dossier.

In Italia tra gli anni cinquanta e il 2000 si è assistito a un’urbanizzazione che ammonta ormai a 2 milioni e 250 mila ettari (un’area grande come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia insieme).

L’enorme consumo di suolo ha spinto il WWF Italia ad avviare nel 2011 la Campagna “RiutilizziAmo l’Italia”, volta a invertire la tendenza che nei prossimi 20 anni, ai ritmi attuali, rischia di coprire di grigio altri 680.000 ettari (un territorio più esteso della Basilicata).

Il nostro è un Paese a rischio, c’è chi irresponsabilmente propone condoni e sanatorie dell’abusivismo edilizio. Si calcolano, dal 1948 ad oggi, 4,5 milioni di abusi edilizi (75 mila l’anno, 207 al giorno), favoriti dai 3 condoni che si sono succeduti negli ultimi 16 anni (nel 1985, nel 1994 e nel 2003).

Prima della tragedia del Vajont, Longarone aveva una densità di urbanizzazione molto bassa, dell’ordine dello 0,5%. Ora come ora i tre quarti dell’urbanizzato del Comune di Longarone (soprattutto le grandi zone commerciali e industriali) sono collocati entro i 700 metri dall’alveo fluviale ordinario, ovvero a rischio alluvione.

WWF Italia lancia CINQUE PROPOSTE per ridurre il consumo del suolo e gestire in modo sensibile il territorio:

1.   Applicazione delle direttive europee su acque e rischio alluvionale. Da anni la questione è praticamente ferma alla conferenza Stato e Regioni e con essa è ferma l’istituzione delle Autorità di distretto idrografico;

2.   Promozione di una diffusa azione di rinaturazione, che è certamente una via per contribuire seriamente alle politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici

3.   Riduzione della vulnerabilità aumentando la responsabilità del singolo. Indispensabile promuovere una corretta informazione e  formazione per la popolazione esposta al rischio idrogeologico.

4.   Discussione e approvazione della Proposta di legge, elaborata dal WWF e sottoposta  l’1 giugno scorso al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando,  per il recupero e la riqualificazione del patrimonio esistente e nella quale:

5.    Impegno da parte delle Regioni e degli altri enti locali competenti di intraprendere misure e azioni per contenere il consumo del suolo 

 


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