Mondo
Posizione delle ong sulla pace in Medio Oriente
Ecco il documento finale del Forum sulla pace giusta in Medio Oriente che ha viste coinvolte 50 ong e che si è chiuso ieri
di Redazione
Oltre cinquanta tra associazioni, Ong, sindacati, rappresentanti di istituzioni italiane ed europee, rappresentanti di organizzazioni israeliane e palestinesi si sono incontrati ed hanno discusso per due giorni a Bologna per riaffermare le ragioni del dialogo e della ricerca di una pace giusta in Medio Oriente.
Il documento che qui si presenta è l?appello e nello stesso tempo l?impegno che si vuole assumere.
Riteniamo che una delle priorità della Marcia Perugia Assisi e della iniziativa politica nei giorni successivi sia rimettere al centro la ripresa di una iniziativa politica per ridare credibilità al processo di pace in Medio Oriente.
1 La morte di 657 palestinesi e 171 israeliani ha definitivamente seppellito il processo di pace. La reiterata inadempienza israeliana nell?attuazione degli accordi già siglati con la parte palestinese, accompagnata dal raddoppio degli insediamenti, e perseguita con la convinzione di poter imporre alla fine una soluzione non condivisa dalle due parti e basata sulle ragioni del più forte, ha via via svuotato il processo negoziale inaugurato ad Oslo. L?escalation militare israeliana, che è stata ulteriormente intensificata dal nuovo governo presieduto da Sharon, in risposta alla rivolta esasperata della popolazione palestinese ha riportato il confronto indietro di decenni.
2 La strage terroristica dell?11 settembre, oltre a rappresentare un crimine che colpisce l?intera umanità, crea uno scenario di accresciuta conflittualità internazionale che mina i processi di pacificazione, di sviluppo e di crescita democratica in ogni parte del pianeta. Il pericolo di una escalation militare e dell?emergere di pericolose tendenze di scontro sul piano culturale e religioso fra i popoli rendono ancora più urgente l?azione politica ed il ruolo fondamentale delle Nazioni Unite. Assistiamo inoltre ad una inaccettabile strumentalizzazione della questione palestinese da parte dei terroristi, che nulla hanno in comune con la lotta di questo popolo. Un?operazione che la leadership palestinese ha condannato e dalla quale si è con forza dissociata.
3 Nello stesso tempo la questione israelo-palestinese è tornata al centro dell?agenda politica internazionale, con la necessità inderogabile di una sua soluzione, attraverso il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, unitamente al diritto di Israele a vivere in pace entro confini riconosciuti, nel rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite, tuttora non applicate.
4 Dopo un anno di scontri quotidiani, la popolazione palestinese in Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza sopravvive in aree isolate, sotto stato d?assedio, ridotta alla fame ed alla disperazione. L?autorità nazionale palestinese e il suo presidente, al quale rinnoviamo con forza il nostro sostegno, ed a cui riconosciamo il coraggio di tentare ancora una volta la strada del dialogo e del negoziato, hanno sempre maggiori difficoltà nel gestire una situazione di estrema tensione, con il disagio della popolazione all?apice e i carri armati israeliani sul suo territorio. La società israeliana, insicura e impaurita anche a causa dei terribili attentati terroristici perpetrati all?interno di Israele e che noi condanniamo con forza, tende a posizioni sempre più chiuse e intransigenti affidandosi ad un militarismo cieco e senza prospettive impersonificato dalla figura di Sharon.
5 Se la scelta sarà quella dello scontro militare, il futuro riserverà solo sofferenze inenarrabili ad entrambi i popoli. Ribadiamo, quindi, che l?unica soluzione possibile e praticabile è quella di riportare il confronto sul piano politico attivando con urgenza un processo negoziale che porti ad una pace giusta: unica garanzia per la sicurezza dei due popoli.
6 In questa prospettiva, ci schieriamo quindi accanto alle forze di pace israeliane e palestinesi, nel proporre e promuovere con forza un quadro negoziale nuovo, basato sul rispetto delle risoluzioni internazionali e che veda l?intervento diretto dell?Europa e di altri paesi nella funzione mediatrice, affiancando così il ruolo del governo americano nella gestione del processo di pace. Riteniamo che l? immediato invio di una forza di interposizione internazionale sotto l?egida delle Nazioni unite, volta alla protezione della popolazione civile palestinese, alla cessazione degli scontri armati e al ritiro dell?esercito israeliano dal territorio palestinese, sia oggi l?unica possibilità per ridare credibilità alla apertura di una nuova fase di negoziati per la pace.
7 La prospettiva dell?attuazione di Due stati per due popoli, con Gerusalemme capitale di entrambi, e il riconoscimento del principio del diritto dei profughi al ritorno deve essere la cornice ed il risultato di questa iniziativa.
8 Senza un?iniziativa di questa forza e di questo contenuto diventa impossibile e in qualche modo ipocrita parlare di pacificazione, dialogo, cooperazione. Ancora oggi, infatti, interi villaggi palestinesi vivono in condizioni di segregazione, intere comunità vivono senza luce, senza acqua, senza scuole, senza servizi sanitari, senza lavoro, senza alcun diritto, mentre continua la confisca delle terre palestinesi e la costruzione di nuovi insediamenti per i coloni. I vincoli e le restrizioni al movimento di persone e beni, l?isolamento e l?assedio delle città, i posti di blocco della polizia e dell?esercito israeliano rappresentano altrettante barriere che ostacolano l?aiuto umanitario internazionale, e violano i più elementari diritti umani della popolazione civile.
Il superamento di questa situazione richiede:
Sul terreno delle iniziative politiche proponiamo che:
Sul terreno della cooperazione e della solidarietà:
Azione politica e di cooperazione dovranno essere sempre più collegati e deve essere favorito il coordinamento tra i vari soggetti sia nel nostro paese, sia in Europa.
Concludendo:
I promotori di questa conferenza, consapevoli della necessità urgente di una soluzione che veda la fine dell’occupazione militare della Cisgiordania e Gaza e la possibilità della coesistenza tra i due popoli e due stati si impegnano a diffondere queste proposte ed a convocare al più presto una prima riunione dove i temi di questo documento verranno tradotti in una piattaforma comune con immediate responsabilità e mandati organizzativi.
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