Costretti ad allungare la propria permanenza sul posto di lavoro per un numero di giorni pari alle donazioni di sangue ed emocomponenti effettuate durante la vita lavorativa o ad una decurtazione del 2% dell’assegno previdenziale nel caso in cui non volessero (o non potessero) recuperare le giornate perse. Questo è il destino che la
riforma Fornero riserva a chi, con generosità, ha rinunciato a una giornata di lavoro per regalare un po’ della sua salute a chi è più sfortunato.
Il caso è stato sollevato dall’
Avis di Cremona. Alcuni lavoratori donatori di sangue, vicini alla pensione, quando si sono avvicinati agli sportelli per gli ultimi calcoli, hanno avuto questa brutta quanto inaspettata notizia:
l’Inps, dopo la riforma Fornero, non conteggia più nel calcolo pensionistico tutte le giornate in cui i lavoratori sono stati assenti perché impegnati nella donazione.
LA
FRATRES, Consociazione Nazionale dei Donatori di Sangue, esprime tutto il suo disappunto nei confronti di una decisione che, prima ancora che punitiva, risulta essere miope, non tenendo conto di quanto
la politica dovrebbe sempre essere in prima fila nell’ agevolare una pratica di vita così importante. Il Presidente dell’Associazione
Luigi Cardini è amareggiato, ma fermo nell’affrontare una battaglia improrogabile: « Continueremo i nostri sforzi per giungere entro breve tempo ad una soluzione chiara e definitiva, in modo da dare certezze ai nostri donatori».
È consapevole, l’ex ministro del Lavoro, di quanto sia pericoloso “scherzare” su un tema così delicato? Probabilmente no. Allora è necessario far presente a lei, ma ancor di più a chi in questo momento ha preso il suo posto al governo, che
la penalizzazione dei donatori che vanno in pensione non è accettabile, poiché non viene riconosciuto il grande valore di questo atto, che è essenziale per il funzionamento del sistema trasfusionale e potrebbe certamente scoraggiare la risposta dei donatori attuali e potenziali (L’Italia, oltretutto, è fanalino di coda tra gli europei), mettendo a rischio l’obiettivo –urgente, non differibile- dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti costruita e mantenuta proprio grazie a chi compie questo semplice gesto d’amore.
Cosa accadrà, nell’immediato? Anzitutto, la legge è dalla parte dei futuri pensionati:
l’articolo 8 comma 1 della 219/05 riconosce la retribuzione e i contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione.
Tuttavia diversi istituti contrattuali, seppur coperti da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici –oltre alla donazione di sangue, il congedo matrimoniale, i permessi per Legge 104/1992, le retribuzioni per motivi familiari e lutto, diritto allo studio, sciopero e addirittura i congedi parentali (ex maternità facoltativa) sembrerebbero non utili al fine di calcolare l'anzianità da prendere in considerazione per non far scattare le penalizzazioni previste.
Un groviglio, insomma, da districare. Al più presto.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.