Cultura

Cultura: italiani leggono sempre meno libri

Meno due milioni di lettori dal '98 al '99, dice l'Istat alla Fiera del Libro

di Gabriella Meroni

Dopo un decennio (1988-98) in cui il fenomeno della lettura ha fatto registrare modesti, ma continui segnali di miglioramento, il trend è diventato bruscamente negativo. Tra il ’98 e il ’99, infatti, il numero di persone (con più di 6 anni d’età) che si sono dichiarate lettrici di almeno un’opera negli ultimi 12 mesi, è calato dell’8,4%, da 23 a 21 milioni (pari al 38,3% della popolazione, a fronte del 41,9% del ’98). Il dato emerge dal rapporto dell’Istat sullo stato dell’editoria in Italia presentato dall’Aie (Associazione Italiana Editori) a margine della Buchmesse di Francoforte. ?Il segnale di preoccupante novità che risulta da questi dati – ha sottolineato il direttore dell’Aie, Ivan Cecchini – è che l’acquisizione dei lettori occasionali e marginali, consentita dal lento aumento dei tassi di scolarità, non può essere considerata dalle imprese editoriali come un dato certo sul quale adagiarsi”. Si rendono quindi necessarie innovazioni di prodotto in grado di accompagnare i lettori nuovi e occasionali verso comportamenti più abitudinari e definitivamente acquisiti, tenuto conto che ”neppure la scuola è riuscita a favorire la nascita di lettori” ha concluso Cecchini. Un dato ancora più preoccupante, quest’ultimo, se rapportato al fatto che oltre un terzo delle famiglie italiane non ritiene necessario acquistare libri per i propri figli. Sempre a livello di numeri, l’Aie ha rilevato che tra il ’98 e il ’99 i titoli pubblicati in Italia sono calati del 4% (da 52.363 a 50.262 unità). In parallelo è diminuito anche il dato relativo al totale della tiratura, passata da 282.800 a 257.900. Una stima, non ancora definitiva, sul valore del mercato italiano nel 2000, evidenzia un giro d’affari di 6.732 miliardi, in crescita di appena l’1% rispetto all’anno precedente. L’incremento, tra l’altro, è dovuto soprattutto alla diffusione dei prodotti su supporto digitale (cd rom, e-book), non ai formati librari tradizionali che continuano a crescere assai poco. Per superare questo momento di crisi, ha sottolineato il presidente dell’Aie, Federico Motta, ”è necessario che il problema dell’editoria diventi una priorità per tutto il paese, altrimenti continueremo a venire a Francoforte, tutti gli anni, a lamentarci sempre degli stessi problemi”. L’editoria è un bene del paese, secondo Motta, non solo un fattore economico. Una tesi, quest’ultima, pienamente condivisa dal sottosegretario ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, che a Francoforte ha proposto di estendere i Beni culturali agli editori. ”Alcuni editori rappresentano tesori nazionali viventi e, come tali, vanno difesi e aiutati”, ha spiegato Sgarbi.


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