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Emiliano a tutta #NoSlot, durissimo con Letta

Il sindaco del capoluogo pugliese, ieri all'apertura della Fiera del Levante, interviene sull'azzardo. «Presidente vuole un popolo di disperati solo per incassare i miliardi derivanti dalle concessioni sul gioco?»

di Lorenzo Alvaro

Fiera del Levante 2013. Per la 77esima edizione a Bari arrivano tutte le massime autorità civili e politiche. Tra loro anche il premier Enrico Letta. Inno nazionale, discorsi di rito, l'attenzione puntata su cosa dirà il presidente del Consiglio.

E invece a scombinare i piani ci pensa Michele Emiliano, sindaco di Bari. Il suo discorso (disponibile in allegato in versione integrale) è un attacco durissimo al premier e alle scelte fin qui espresse dal Governo.

Un discorso che, spiega lo stesso sindaco, è stato preparato «utilizzando i social network» e quindi con il contributo dei cittadini. L'intervento è dedicato alla memoria di diversi cittadini. Ci sono Paola Labriola ed Eleonora Cantamessa, «medici caduti nell’adempimento del dovere, nell’atto di amare il prossimo attraverso l’esercizio della loro professione», il magistrato Rosario Livatino, «il cui anniversario della morte ricorre tra pochi giorni», i tre operai rimasti uccisi sul lavoro a Lamezia Terme, i cittadini di Taranto «a causa dei veleni dell’ILVA, e di quelli di Priolo e di Gela, della provincia di Caserta ammazzati da tumori di mafia e di industria che, per guadagnare smisuratamente, hanno colluso tra loro per rendere sterile ciò che al Sud era fertile».

Ed è proprio da qui, da questi esempi virtuosi che Emiliano vuole che si cominci «signor Presidente del Consiglio, questa è l’Italia, questo è il tricolore, questo è un inno nazionale, non ciò che si sfrutta per patetiche ragioni di marketing politico. Queste sono le persone che governiamo e questi sono gli italiani, e tanti, il loro martirio lo subiscono tentando disperatamente – oltre che di vivere in questa società difficile – anche di pagare tasse che i nostri governi buttano nella voragine di un debito pubblico che nessuno riesce veramente a fermare».

In poche righe, snocciolando tanti numeri, Emiliano fa il ritratto della crisi profonda in cui versa il Paese, indicando come principale responsabile della situazione il fatto che «siamo assieme ad altri Paesi dell’Eurozona una nazione sotto usura, che lavora per pagare i tassi d’interesse che servono per procurarci sul mercato una moneta straniera, l’Euro, che diventa sempre più cara man mano che la nostra economia, il nostro PIL crolla».

Per Emiliano la situazione è un gatto che si morde la coda: «se non ci sono redditi, non c’è entrata fiscale, e se non c’è entrata fiscale i nostri conti peggiorano; e chi deve prestarci la valuta ci chiede tassi più alti, e dunque siamo costretti ad aumentare la pressione fiscale intaccando il risparmio senza investimento per la competitività che produca reale aumento della ricchezza».

A questo punto il sindaco, in un passaggio durissimo, attacca frontalmente il premier, «oppure, signor Presidente, saremo costretti a far giocare d’azzardo tutti i disperati che stiamo producendo solo per incassare gli otto miliardi di euro che fruttano allo Stato le concessioni alle ditte private del settore? I sindaci italiani hanno fatto addirittura uno spot per spiegare a tutti la devastazione sociale (e i costi milionari per il welfare comunale e regionale delle conseguenze del gioco d’azzardo patologico) e voi – proprio nel decreto sulla soppressione della rata IMU di settembre – non trovate altro sistema per coprire l’ammanco dell’IMU che favorire queste imprese socialmente pericolose con un condono a prezzi stracciati?».
 


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