Non profit

Bastianini: Servizio civile universale sì, ma non ‘fai da te’

Intervista al presidente della Consulta nazionale sui temi caldi e sul dibattito lanciato nei giorni scorsi dall'Anci. "Urgente un incontro con il ministro Kyenge per conoscere se il governo è realmente interessato a mantenere in vita tale strumento".

di Daniele Biella

“Ministro Kyenge, cosa sta succedendo nel mondo del Scn, Servizio civile nazionale? Chi fa cosa? È ora di mettere sul piatto tutto quello che abbiamo, altrimenti qui si chiude baracca”. Giovanni Bastianini, presidente della Consulta nazionale del servizio civile dallo scorso giugno e responsabile Scn per la Protezione civile, è molto più preoccupato di tre mesi fa, quando vita.it l’ha intervistato per la prima volta (vedi in alto l’allegato) e lo dice chiaramente: “il bando in arrivo è utile a far ripartire l’ingranaggio ma non è una soluzione, così come presumo si cercherà una soluzione provvisoria per ammettere i residenti non italiani, per non incappare in ricorsi come nel recente passato. Il problema vero è che c’è una legge che va rivista, ma soprattutto chi governa deve dire chiaramente se intende puntare sul servizio civile oppure no”. Bastianini poi tocca tutti i tasti salienti della discussione attuale attorno al Scn, in particolare il tema dell’universalità del servizio, rilanciata con la prima iniziativa del genere da parte della Provincia di Trento, e la proposta del rappresentante dell’Anci in Consulta, Egidio Longoni, circa un maggior coinvolgimento, anche economico, dei Comuni nella progettazione generale.

Che ne pensa della proposta di servizio civile universale varata dalla Provincia di Trento?
E’ una iniziativa benvenuta, come lo è qualunque altra che riporta al centro delle logiche pubbliche il servizio civile: ciò significa che l’ente rimarca le potenzialità di tale strumento di protagonismo giovanile. Attenzione, però: nel caso specifico si tratta di una provincia autonoma, con maggiore libertà di scelta su dove investire le risorse. Che, comunque, non sono eccessive e soprattutto chiedono il cofinanziamento degli enti, in una logica di risparmio data dal fatto che i fondi comunque non sono abbastanza. Ma c’è un altro aspetto importante che bisogna affrontare quanto si parla di questa come di altre esperienze virtuose ma locali.

Quale?
Esse non devono risultare una serie di cose ‘carine’ con cui far capire che fare servizio civile è utile: così non si va da nessuna parte. Non stiamo parlando di dotarci di un kit di sopravvivenza per salvare le politiche giovanili, piuttosto di uno strumento che deve avere una sua logica di dignità centrale, nazionale. Per usare un’altra metafora, deve essere un tronco di un’azione fondamentale dello Stato italiano, non il mastice con il quale si tiene incollato qualcosa. Il vero problema è l’assenza di una logica nazionale, una politica governativa o anche solo dei singoli gruppi parlamentari.

Qualche parlamentare si è mosso, negli ultimi tempi, anche con emendamenti e mozioni…
Sì, possiamo parlare di piccoli segnali positivi, ma nulla più, anche perché rispetto a qualche mese fa non è cambiato assolutamente nulla. Per questo è ora di bussare la porta del Governo con decisione: cosa pensano di fare per il Scn? Ce lo dicano, perché se non c’è interesse oggi, non c’è neanche domani, quando in un eventuale nuovo governo le forze politiche non saranno molto diverse dalle attuali. Non è questione di crisi, ma di obiettivi. Mi spiego meglio aggiungendo una considerazione: il servizio civile oggi è malato come il resto di gran parte della società, servirebbero delle medicine per guarirlo, ma esse vengono prescritte da un medico. Ecco la questione: non s’intravede nessun medico al momento, nessun decisore finale, e ogni scelta, anche ministeriale, sembra dipendere sempre da qualcuno che ‘sta più in alto’. Sono considerazioni amare, lo so, ma bisogna dirle. Le iniziative dei parlamentari, infine, seppur lodevoli, hanno toccato finora sempre lo stesso tasto, ovvero il rifinanziamento: ma la realtà è che non si può tornare indietro, dobbiamo capire che i fasti di qualche anno fa non torneranno, servono nuove soluzioni, nuove formule. Ma, ribadisco, non di servizio civile ‘fai da te’, la visione centrale va mantenuta, è indispensabile.

Chi ha il compito di trovare queste nuove formule?
Gli enti si stanno già dando da fare in proposito, e la proposta di Longoni dell’Anci sul possibile cofinanziamento di alcuni Comuni al Scn va in questo senso. Ma il cuore della questione va affrontato e risolto da chi sta al governo, dai decisori finali insomma. Che continuano a ribadire di volere mettere i giovani al centro dell’agenda ma di fatto, da anni, li hanno esclusi da tutto: da posti di responsabilità, così come dal mercato.

Ritiene opportuno, quindi, il passo in avanti dell’Anci?
Quello che dice Longoni, per certi versi, è sacrosanto. Con un rischio, però, che dicevo poco fa: che tutto rientri in un servizio civile fai da te, autofinanziato, autocertificato…ovvero senza una regia nazionale. La partecipazione al finanziamento è già scritta nella legge attuale, che in effetti prevede solo l’esborso economico e poco più, senza una vera coprogettazione. Il fatto che non è una questione di norme, ma di logiche condivise: perché il servizio civile funziona bene in certi luoghi e in altri no? Perché alcune Regioni hanno esperienze virtuose e altrove nulla? È il solito problema del sistema Italia: il divario territoriale e il fatto che un progetto sia più o meno efficace a seconda di chi lo gestisce, come del resto afferma Longoni.

Quando si troverà la Consulta nazionale del servizio civile, porterà sul tavolo anche la proposta dell’Associazione dei Comuni?
Sì, in un ottica condivisa in cui, e qui cito ancora il rappresentante dell’Anci, non si faccia un dibattito stucchevole e inutile su chi ha più peso per presentare le proprie istanze e chi no, ma si arrivi al centro delle questioni, alla necessità di un percorso collettivo che vada oltre l’emergenza attuale.

A proposito, per quando è prevista la prossima riunione della Consulta?
Non ci è stata ancora comunicata la data del primo incontro post estivo. Ma spero presto, ovvero all’indomani dell’uscita del bando. E con la presenza del ministro dell’Integrazione Kyenge, perché vogliamo sapere quale direzione ha intenzione di seguire il governo. Bisogna dare una svolta urgente alla situazione attuale.


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