Non profit

Perfino il Casinò di Campione diventa no slot

“Save the Game”, si chiama la campagna contro il gioco d'azzardo patologico che nei suoi otto punti rispecchia il Code of Conducts, approvato a luglio dall’Eca a Vienna. Nascono gli slot attendant, che controllano il comportamento dei giocatori

di Antonietta Nembri

Lottare contro la ludopatia salvando il gioco. È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Save the Game” messa in campo dal Casinò di Campione d’Italia perché come spiega il suo Ad Carlo Pagan (nonché membro del Cda dell’Eca – European Casinò Association) «il gioco d’azzardo patologico per chi gestisce un’azienda di gioco va affrontato in modo pragmatico». E particolare non di poco conto un giocatore patologico è un giocatore scontento «mentre noi» sottolinea Pagan «dobbiamo gestire la soddisfazione dei nostri clienti».

E il pragmatismo nasce dall’esempio e dalle best practice messe in campo a livello europeo dai 250 Casinò francesi, o dalle legislazioni scandinave, olandesi e svizzere. Uno degli esempi più citati è quello elvetico (Campione d’Italia del resto è un’enclave italiana in territorio svizzero) dove anni fa era possibile giocare alle slot disseminate in bar e ristoranti, adesso sono stati creati dei “punti vendita” dell’azzardo ovvero 45 casinò con linee guida e dimensioni adeguate.

“Save the games”, quindi è l’obiettivo della campagna contro il gioco d’azzardo patologico che nei suoi otto punti rispecchia il Code of Conducts, approvato a luglio dall’Eca a Vienna, all’associazione aderiscono un trentina di Paesi europei. L’iniziativa ha mosso i primi passi nelle scorse settimane con la realizzazione di brochure e materiale informativo, inoltre a gestire l’iniziative c’è un manager dedicato, è stato messo a disposizione un team di psicologi, si è proceduto alla formazione del personale, messo a disposizione un numero telefonico e distribuito il test di accrescimento della consapevolezza Sogs

Se risulta facile immaginare che ai tavoli verdi i croupier siano in grado di riconoscere il comportamento a rischio di un giocatore patologico, diventa difficile immaginare come un simile metodo possa essere messo a punto anche con le slot dove non esiste rapporto tra persone: il giocatore è a tu per tu con una macchina. Pagan ha spiegato che nell’area delle slot è presente lo «slot attendent», una persona del Casinò che funge da Pr con i clienti e che è in grado di svolgere la stessa funzione dei tradizionali croupier dei tavoli verdi. L’ad nell’illustrare la nuova iniziativa ha ricordato l’importanza di un “filtro fisico all’ingresso” «è il cuore della nostra iniziativa» ha sottolineato aggiungendo che «al di là della verifica in entrata sulla presenza di soli maggiorenni non va dimenticata un’esperienza di oltre cento anni dell’inibizione o auto-inibizione». Si tratta di una pratica antica nei Casinò: il giocatore stesso o i suoi familiari chiedono di non poter più accedere ai tavoli da gioco. «Su 700mila ingressi l’anno abbiamo registrato tra le 100 e le 150 inibizioni».

Un’iniziativa che può essere esportata fuori dai Casinò? A Campione oggi circa il 70 per cento del fatturato deriva dalle slot, ma il grosso delle macchinette è disseminato su tutto il territorio. Secondo Pagan il metodo potrebbe essere adottato dalle sale slot «potrebbero adottare tutti gli otto punti, dal filtro all’ingresso, fino allo psicologo, magari mettendosi insieme. Molto più difficile che possa farlo un bar…». Ma per Pagan una soluzione potrebbe arrivare dalla legislazione: non europea perché la materia è demandata ai singoli paesi, ma a quella nazionale «prendendo magari spunto dalle best practice degli altri Paesi europei che hanno già affrontato questo problema».

Pieno sostegno all’iniziativa del Casinò di Campione è arrivato sia dal primo cittadino Maria Paola Piccaluga campionesse perché «un paese come il nostro ha come fonte principale di entrare proprio il Casinò ma il nostro territorio non può certo basare il suo benessere economico sulla rovina di individui e famiglie il gioco deve essere divertimento e svago e non deve pregiudicare il futuro delle persone». L’iniziativa ha il sostegno anche della Regione Lombardia che, ha ricordato l’assessore alla Sanità Mario Mantovani, «si sta occupando del problema in modo serio. Ma come Regione Lombardia puntiamo alla prevenzione e non al proibizionismo» ha sottolineato Mantovani, nel ricordare i due progetti di legge della Regione sul contesto delle ludopatie, uno dei quali è stato trasmesso anche alla Presidenza del Consiglio e al Parlamento.


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