Cultura

The Mission: anche i dipendenti Rai si mobilitano

La lettera di una dipendente indirizzata al Presidente Anna Maria Tarantola, al dg Luigi Gubitosi, al direttore di RaiUno Giancarlo Leone e agli autori del programma Tullio Camiglieri e Antonio Azzalini

di Redazione

Gentile direttore, ho sentito la necessità di contribuire alla dibattito su THE MISSION, che avevo  conosciuto tramite un articolo del vostro giornale. Per questo,  ho desiderato  comunicare  alcune riflessioni con  una particolare attenzione a non lasciare che  prenda sopravvento la polemica o il pregiudizio, ma con il desiderio di contribuire in positivo alle scelte dell'Azienda RAI  in cui mi ritrovo a vivere la maggior parte del tempo  della mia vita.

Sono stata molto colpita dagli articoli e dalle polemiche che ci sono state sul nuovo programma di RAI uno “THE MISSION” nonostante non sia ancora andato in onda. Io vorrei credere che, se e quando lo vedremo, non sarà certo un reality come inizialmente sembrava, ma sia davvero qualcosa di diverso. Il coinvolgimento dei VIP non promette bene, ma essere VIP non è né un merito né una colpa. Quello di sensibilizzare il pubblico che segue il personaggio “di moda” (molto diverso da quello del reportage o documentario di qualità) , potrebbero sì essere un pretesto per “utilizzare” i Vip ma a patto che non si snaturino alcune premesse importanti.

Lo stare a stretto contatto con realtà drammatiche così diverse dal mondo dello spettacolo sarebbe inoltre un’opportunità anche per tutto il personale della produzione.
Io sono una dipendente RAI e ho alle spalle varie collaborazioni di volontariato e cooperazione. Questo è il motivo che mi spinge a scrivere cosa mi hanno suscitato tali esperienze.

(…)

Quando si rientra, si hanno nella testa e nel cuore immagini e storie che non si possono cancellare. La ripresa del lavoro quotidiano si arricchisce di una coscienza maggiore, per questo viene voglia di essere più seri, ma con distacco da tutte le stupidaggini e lamentele e di essere più attenti all’uso delle risorse e del tempo. C’è il desiderio di comunicare agli altri ciò che si è visto e vissuto.

A proposito di “ THE MISSION “: Concordo pienamente con chi sostiene che ci sarebbero altri modi di trattare l’argomento dei rifugiati ma credo anche che questa potrebbe essere un’occasione d’oro per mostrare un cambiamento di rotta. Io credo che non basti il rispetto e la tutela alla dignità del rifugiato. La RAI, che è Servizio Pubblico, potrebbe avere il coraggio non solo di denunciare, dare visibilità o di commuovere l’ascoltatore, ma fare un passo in più, cioè quello di “servire” e non”usare”.

Voglio ricordare le domande già poste nella petizione on line che chiede il blocco del programma:

  • I vari VIP parteciperanno senza prendere un gettone di partecipazione da parte della RAI?
  • Quanto spenderà la RAI per questo reality, sul campo e in studio, e quanto prevede di incassare con la vendita degli spazi pubblicitari durante le due puntate? A chi andranno quei soldi?
  • I VIP partecipanti hanno chiuso accordi o prevedono di farlo per’vendere’ servizi sulla loro esperienza ‘umanitaria’ a qualche settimanale o altra trasmissione televisiva? Se sì quanto incasseranno?

A queste io vorrei aggiungere delle domande per un’altra riflessione:

  • Qual è il modo migliore per dare visibilità, senza spettacolarizzazione, non a chi guadagna sulla povertà, ma a tutte persone impegnate nel lavoro con i rifugiati e che spesso silenziosamente dedicano la loro vita per gli altri?
  • Che cosa rimane alla popolazione dei campi dopo il passaggio di quindici giorni di una troupe televisiva?
  • In che modo la RAI può coinvolgersi in maniera più concreta, anche contribuendo economicamente? Non potrebbe, per esempio sponsorizzare un progetto che risponda a un bisogno preciso in una delle zone visitate dalle troupe (costruzione di una scuola, di un ambulatorio, formazione del personale) cioè sostenere un’opera visibile e documentabile attraverso la raccolta fondi con parte del ricavato del programma?
  • Perché non vincolare il VIP    perché utilizzi tutti i guadagni extra derivanti dal programma per la costruzione di quest’opera ?
  • E infine, avete mai verificato quante figure professionali interne o esterne RAI (me compresa) sarebbero disposte a partecipare a un progetto di solidarietà mettendo a disposizione la propria professionalità e senza doverne ottenere benefici economici oltre al proprio stipendio di base ?

Rinnovo la mia disponibilità nel mettere a disposizione dell’Azienda le mie competenze nel campo sociale e dell’infanzia . Nella speranza che tutti i giorni ci si possa fare una domanda su ciò che si sta costruendo avendo a cuore il bene delle persone, invio saluti e auguri di buon lavoro.
 

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