Welfare

Se la toilet ti salva la vita

Give a shit! La campagna americana che sensibilizza il pubblico sull’accesso ai servizi igienici. Ogni anno sono 1,4 milioni i bambini che muoiono per malattie riconducibili all’assenza di un sistema fognario efficace

di Ottavia Spaggiari

A volte è una toilet a fare la differenza. E’ il concetto alla base di Give a shit! La colorita campagna lanciata dal magazine americano Good, per sensibilizzare il pubblico riguardo al tema dei sanitari, perché nel mondo le persone che non hanno accesso ai servizi igienici sono 2.5 miliardi, una persona su tre. Una vera e propria emergenza con conseguenze gravissime: si calcola che ogni giorno muoiano 1.4 milioni di bambini, a causa del contatto con i rifiuti organici, ricchi di agenti patogeni che favoriscono la diffusione delle malattie infettive. Una percentuale altissima, superiore a quella annuale dei bambini vittime dell’ Aids, della tubercolosi e della malaria messe insieme. Il pericolo maggiore si verifica quando i rifiuti organici non trattati entrano in contatto con la rete idrica utilizzata dalla popolazione, per irrigare i campi e cucinare, cosa drammaticamente comune nei  luoghi privi di servizi igienici e di un sistema fognario efficiente.  

Good, insieme alle ONG Water for People e a Toilet Hackers, ha lanciato una campagna per sviluppare delle soluzioni in grado di rendere la toilet accessibile a tutti ma che, allo stesso tempo, riescano a rispondere alla sfida della sostenibilità ambientale. “Il modello di toilet che tutti noi conosciamo potrebbe sicuramente contribuire a migliorare la situazione, d’altronde ha contribuito a ridurre notevolmente le malattie legale alla sicurezza sanitaria , rendendo le nostre città molto più igieniche ” spiega Tyler Hoehne, designer di Good e promotore della campagna Give a shit!,  “Il problema è che stato inventato nel 1596, allora la popolazione mondiale si aggirava intorno ai 550 milioni di persone, oggi siamo 6 .7 miliardi. Non abbiamo una disponibilità idrica tale da sostenere quel tipo di sistema, senza andare ad esaurire le riserve d’acqua, già molto risicate, è per questo che abbiamo deciso di lanciare la campagna: per trovare un nuovo sistema di smaltimento dei rifiuti organici.” E così la toilet del futuro potrebbe funzionare ad energia solare o eolica, pensata per l’utilizzo di chi vive nelle condizioni più difficili, nelle zone più povere del mondo.

Sono già diverse le imprese che lavorano nel campo dei sanitari nei paesi in via di sviluppo, un settore “delicatissimo ma che ha tutto il potenziale per diventare una vera miniera d’oro”, almeno a detta di Nathan Cook,  ricercatore al Massachusetts Institute of Technology e imprenditore sociale, tra i fondatori di Sanergy, un sistema di toilet sostenibili distribuite negli Slum di Nairobi e date in appalto ai microimprenditori locali in una sorta di modello franchising. La Bill & Melinda Gates Foundation ha dedicato una sezione delle proprie attività alla sfida per l’accesso ai servizi sanitari nei paesi in via di sviluppo.

Give a shit! Non è l’unica iniziativa ad individuare nell’igiene un elemento di carattere prioritario, quindi, eppure moltissima strada rimane ancora da fare. “Non si tratta solo di costruire una toilet dal design nuovo e accattivante,” spiega il portavoce dell’organizzazione Water for People, “risolvere la crisi sanitaria significa creare un mercato per i servizi igienici in grado di offrire soluzioni che funzionino anche dopo che le ONG hanno lasciato il territorio.”


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