Non profit

Una legge #NoSlot contro mafia e crisi

«È la prima legge del Consiglio, ci tenevamo molto». Così commenta Marta Bonafoni, Commissaria VII Commissione Politiche Sociali e Salute e firmataria del testo

di Lorenzo Alvaro

La Regione Lazio è la terza, dopo Liguria ed Emilia Romagna, a varare una legge no slot. Le “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico” sono state apporvate in tempo record nei giorni scorsi e oggi sono realtà. Per capire la razio della norma e i motivi che hanno portato ad una così celere approvazione ne abbiamo parlato con Marta Bonafoni, Commissaria VII Commissione Politiche Sociali e Salute della Regione nonchè firmataria del testo licenziato.

Come nasce l'idea di questa legge?
Partirei dalla crinaca di oggi. Dai 51 arresti mafiosi, avventui sul territorio laziale. Non si tratta di infiltrati ma di insediati sui territori litoranei. Uno dei motivi che vedono questo insediamento malavitoso è proprio il gioco d'azzardo anche lecito. Sia per la gestione che per l'usura somministrata a chi si indebita.  Ecco che si capisce il perchè di quesat legge. Ci siamo resi conto di queste contingenze tra malaffare e azzardo. C'è poi la coscienza della grande crisi che consegna nelle mani dei giochi intere famiglie, giovani e anziani.

È stata fatta in modo molto veloce, perchè?
Si, ci siamo impegnati. Quello che di solito si fa in un mese l'abbiamo risolto in pochi giorni. Volevamo licenziarla prima dell'estate

Una legge che si basa su tre pilastri: collocazione, pubblicità ed esercizi commerciali?
Si. Non volevamo solo proporre una politica repressiva. Per questo ci sono incentio agli esercenti che decidono di non avere slot e chi vi rinuncia. Sulla pubblicità che sappiamo essere un tema chiave, abbiamo deciso di fermare questo bombardamento continuo. C'è poi la parte relativa alla posizione delle slot machine nel tessuto urbano. In mancanza di una legge nazionale cui fare riferimento non potevamo legiferare al posto dello Stato. Così ci siamo dovuti rifare al decreto Balduzzi che stabilisce in 300 metri la distanza minima tra i centri slot e luoghi sensibili come scuole e chiese. C'è poi in realtà una quarta parte che riguarda il sostegno ai malati di gap che vengono equiparanti alle altre diepndenza.

Nessun cenno invece per quello che riguarda i sindaci. Perchè?
Anche su questo c'è bisogno di un intervento dello Stato. Sulle competenze solo il Parlamento può dare risposte. Se ci fossimo spinti più in là avremmo potuto incorrere in un parere sfavorevole della Corte Costituzionale. Ci teniamo troppo per correre rischi. Abbiamo fatto il massimo che si potesse fare

Quindi non resta ora che aspettare il Governo?
Si, ma ci crediamo poco. Non ci sembra che l'azzardo sia una priorità. Se poi pensiamo alle recenti dichiarazioni di Giorgetti, il sottosegretario con delega ai Giochi, che diceva: «la situazione è da attenzionare ma non c'è allarme», risulta evidente che tra la lobby del gioco e la politica ci sono pregnanze vere. È evidente che ci sia una pressione enorme. Pressione cui noi ci siamo ribellati. Di questo siamo orgogliosi.


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