Welfare

L’edilizia si ribella alle vessazioni ma dimentica gli acquirenti

La protesta dei “caschi gialli” in piazza Affari spiegata dal vicepresidente di Assocond-Conafi, De Benedetti

di Redazione

Chi c'era realmente sotto i caschi che l'Ance e Assimpredil, associazione dei costruttori, hanno depositato, oggi per la seconda volta dopo qualche mese, sul selciato della piazza a Milano? La risposta la scrive di suo pugno il vicepresidente di Assocond-Conafi, Riccardo De Benedetti, animatore della Giornata della collera con cui il mondo dell'edilizia ha protestato in questi giorni contro le vessazioni che affliggono il settore.  

«Dietro la scenografia di impatto si sono raccolte lagnanze e veri e propri atti di accusa per la crisi devastante che sta vivendo il settore. Virtualmente quei caschi significavano lavoro, ricchezza e profitti cancellati da anni di crisi.

Mancava qualcuno, però. Molti, anzi. Si chiamano famiglie vittime dei fallimenti immobiliari. Non una categoria protetta, tutt'altro; non un'elite sociale, ma proprio coloro ai quali si rivolgone le aziende per sollevare da terra quei caschi. Se non ci sono acquirenti non c'è lavoro, non c'è impresa, non c'è profitto. Lavoro, impresa e profitto esistono solo perché ci sono acquirenti. E come mai allora mancavano oggi dalla narrazione, come oggi si usa dire, della crisi del settore edile?

Ma semplicemente perché loro sono le prime vittime delle pratiche scorrette che hanno portato il settore edile all'attuale catastrofe. Anni e anni di fallimenti, più o meno pilotati, più o meno fraudolenti, hanno scandito la vita rampante di questo settore e ora che non ce n'è più per nessuno a piangere sono gli ultimi, i primi, invece, di lacrime già non ne avevano più.

Sono quelle migliaia di famiglie che grazie all’elusione del d.lgs 122 del 2005 i costruttori che falliscono abbandonano, dopo aver avuto gli anticipi, al loro destino di creditori chirografi, vale a dire senza alcuna possibilità di aver riconosciuto alcunché. Loro non potranno neppure accedere al fondo di risarcimento che la legge ha istituito per le vittime prima dell’entrata in vigore del d.lgs 122.

Proprio ora che 12mila famiglie che, in difetto rispetto ai numeri reali, hanno chiesto il risarcimento del danno al fondo di solidarietà gestito da CONSAP e che da qualche giorno hanno cominciato  vedersi riconoscere un rimborso pari al 7% del danno subito: circa 700 milioni (milioni) di euro!

Il fondo, a costo zero per lo Stato, si alimenta del prelievo del 5per mille sulle fideiussioni che obbligatoriamente i costruttori devono fornire a garanzia degli anticipi versati dall'acquirente.
Per il 70% per cento gli imprenditori non rispettano la legge. E non la rispettano perché non la vogliono rispettare, non certo perché non la possono rispettare. Il dato reale di quel 30% che la rispetta, vende e costruisce, sta a significare che la legge funziona e permette alle imprese sane e corrette di stare sul mercato, lavorare e macinare profitti.

Tra gli infiniti lacci e lacciuoli, altra topica della cultura del piagnisteo lato imprenditoriale, non può figurare certamente l'obbligo che il d.lgs. 122 fa agli imprenditori, fin dal 2005, di garantire i soldi anticipati dall'acquirente. Garantire i soldi dell'acquirente significa riconoscere la bontà della scelta dell'acquirente stesso; la qualità, non solo costruttiva, di ciò che si vende; la bontà dell'impresa testimoniata dall'istituto di credito che con la fideiussione non teme di garantire anche il cash versato in mano sicure dall'acquirente.

È così che lascia perplessi, e un po' irritati, il fatto che la manifestazione abbia dimenticato di ricordare le migliaia e migliaia di famiglie che hanno pagato e pagano impropriamente, perdendo soldi e case, le crisi di un settore industriale arretrato e spesso predone! Alla prossima manifestazione della collera e delle vessazioni, cari imprenditori e cooperative edili, invitateci, forse oltre a qualche caschetto in più poseremmo per terra anche qualche lacrima, quelle che migliaia di famiglie hanno versato grazie all’illegalità delle vostre imprese, delle vostre società, dei vostri presunti capitani d'industria.

Come detto, per tante, troppe, imprese che non applicano la legge, ve ne sono di quelle che l'applicano, a loro va il nostro riconoscimento e un'ultima considerazione: se queste imprese hanno continuato a lavorare, costruire e vendere case applicando la legge è perché la si può applicare, oltre che la si deve, e quindi queste imprese sono la confutazione vivente delle altre che la legge non la applicano perché non la vogliono applicare. E questo non può essere accettato e soprattutto non è una vessazione!»

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