Mondo

Ecco la piazza che vuol cacciare Morsi

«Ha usato il Corano per prendere il potere» spiegano per le strade de il Cairo

di Pietro Vernizzi

Per un Paese arabo ricco di risorse naturali come l’Egitto è l’ennesima contraddizione, ma la vera causa è il tracollo del turismo dall’inizio della Primavera araba. La mancanza di valuta estera ha provocato un deficit della bilancia commerciale, rendendo impossibile acquistare il petrolio, e così lungo l’autostrada verso la periferia sud del Cairo si vedono decine di auto rimaste a secco nel bel mezzo della carreggiata. Assim fa l’albergatore e anche lui gira con al collo il cartellino rosso contro Morsi. Alla domanda se non siano proprio le manifestazioni a fare scappare i turisti, lui alla vigilia della grande proteste risponde: «In Egitto è in corso una rivoluzione, e le rivoluzioni hanno bisogno di tempo. Non possiamo pensare di cambiare il Paese dalla sera alla mattina, e per questo è importante che la gente scenda in piazza e continui a farlo finché avremo ottenuto i nostri obiettivi. Se perdo qualche cliente non importa, ma gli europei devono sapere che anche a pochi metri da piazza Tahrir non corrono assolutamente nessun rischio».

Quando però la mattina dopo mi vede uscire in fretta e furia dall’albergo mi scongiura di fare attenzione e di non muovere un passo fuori dalla hall senza un egiziano che mi guidi per la città in rivolta: «Sappiamo cosa sono le rivoluzioni, e per uno straniero i rischi sono ancora più grandi». Chi crede che a contestare il presidente dei Fratelli musulmani siano soprattutto cristiani e nostalgici di Mubarak si sbaglia di grosso, ma i cristiani in piazza ci sono eccome. Padre Boutros, un sacerdote copto, indossa una lunga tonaca nera e guarda il corteo sfilare sorridendo con aria soddisfatta. «Spero che vada tutto bene – risponde a chi gli chiede che cosa ne pensa -. In piazza ci sono milioni di egiziani, ma anche i sostenitori di Morsi sono numerosi e temo che si verifichino incidenti. L’Egitto non ha bisogno di una rivoluzione, ma di un ritorno alla normalità, a una condizione in cui non si fanno differenze tra persone sulla base della religione, della cultura e dell’estrazione sociale. La Chiesa non si è pronunciata ufficialmente a favore o contro la protesta, ma i cristiani manifestano insieme agli altri contro Morsi e anch’io che sono un prete sono sceso in strada come tutti».

Nadine è una ragazza cristiana e sorseggia il tè in attesa di unirsi al corteo. «È difficile dire se dopo la salita al potere di Morsi la situazione per i cristiani sia peggiorata, ma da parte del governo c’è la tendenza a prendere di mira tutti coloro che non fanno parte dei Fratelli musulmani e più in generale che sono anti-musulmani o contrari al regime. La versione della Sharia che Morsi sta introducendo nel Paese è pericolosa tanto per i musulmani quanto per i non musulmani. Gli stessi musulmani liberali non riescono ad accettare questa interpretazione della legge islamica. Proprio per questo, chiunque ha deciso di scendere in strada a protestare, musulmani e cristiani, giovani e donne, bambini e anziani».

 

da ilsussidiario.net di Pietro Vernizzi


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