Politica

Acli: l’Europa trovi risorse per creare lavoro

Il presidente nazionale Bottalico ha sottolineato «le cifre della crisi sono ormai imbarazzanti. Subito riforme istituzionali e politiche per i giovani»

di Redazione

«Ci aspettiamo due cose dal Consiglio europeo di giovedì: la presa d'atto del progressivo impoverimento dei popoli europei, ed il coraggio politico di riconoscere gli errori compiuti in questi anni e di correggere la rotta”, ha affermato Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, nel corso di un seminario svoltosi questa mattina a Roma sul tema «Lavoro, giovani, riforme istituzionali. Le priorità per l'Europa».

«Le cifre della crisi», ha ricordato Bottalico, «sono imbarazzanti: in Europa ci sono ormai trenta milioni di persone in miseria con problemi di malnutrizione e ventisei milioni di disoccupati, cui vanno aggiunti 15 milioni di giovani sotto i 30 anni che né studiano né lavorano (2,2 milioni solo in Italia). L’Unione Europea potrà rafforzarsi solo se saprà fornire soluzioni innovative e concrete all’ansia di democrazia e di lavoro che pervade la gente. Finalmente, anche per l’impegno del governo italiano, il problema del lavoro occupa l’agenda di un vertice europeo». Tra le misure principali da adottare Bottalico ha indicato «un grande piano per il lavoro di dimensione europea e di re-industrializzazione selettiva che individui un futuro per l'industria manifatturiera in Europa. Vanno sbloccati e subito utilizzati, i fondi disponibili, dal fondo europeo per l’occupazione giovanile ai fondi strutturali, dando la priorità ai progetti che creano nuova occupazione giovanile. Le politiche monetarie e fiscali vanno messe al servizio dello sviluppo, anche attraverso investimenti straordinari della Banca europea per gli investimenti di concerto con le Casse depositi e prestiti nazionali».

«Accanto a questo», ha aggiunto Bottalico, «l’Europa deve parlare concretamente di diritti sociali di valore universale. Ed il primo di questi diritti sociali è il diritto al “lavoro decente” in ogni parte del mondo. Da ciò deriva la necessità di vigilare su ciò che si importa in Europa. Prima che per motivi economici, per una ragione etica e di civiltà, serve una certificazione sociale europea delle merci introdotte nel mercato comune, che faccia sì che entrino solo quei prodotti di cui si ha la certezza che siano stati realizzati nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, di un equo salario, della sicurezza sui luoghi di lavoro, di orari e turni di lavoro non schiavizzanti (perché il lavoro schiavo è una realtà diffusissima e terribile sulla quale Papa Bergoglio ha puntato l'attenzione lo scorso Primo Maggio)».

Il seminario delle Acli sul lavoro, organizzato dai dipartimento Politica Estera ‐ Reti internazionali e Lavoro‐Economia delle Acli, presieduti rispettivamente da Michele Consiglio e Stefano Tassinari ha visto l’intervento di Emilio Gabaglio, già segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati, il quale ha affermato: «Ci siamo appassionati ai temi delle regole giuslavoristiche per troppo tempo ma per l’Europa non è questo il punto principale che è invece se si è capaci di creare occupazione aggiuntiva, specie per i giovani, provando a mettere insieme le politiche attive e quelle di sostegno al lavoro».


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