Cultura

Se il virus slot ci ha infettati al cuore

Piosina, simbolo dell'Italia dei piccoli borghi e dei campanili, due bar e sette slot machine. Due in un circolo Acli nei locali di proprietà della parrocchia. Il futuro come azzardo sta quindi attaccandoci al cuore?

di Lorenzo Alvaro

Il colore chiaro dei campi coltivati rompe il dominio dei boschi verde cupo sulle colline. Ogni scorcio sembra un quadro con il cielo per cornice. L'orizzonte è quello tipico del centro Italia. Il paese si chiama Piosina. Da qui tirando un sasso a sud si colpiscono le finestre di Città di Castello in Umbria, a nord i pollai dei contadini toscani di San Sepolcro. Un luogo di frontiera. L'Italia in massima parte è costituita da questi piccoli borghi. Siamo un Paese il cui tessuto è composto da una miriade di piccoli mondi fatti da un pugno di case e un incrocio. Se si vuole comprendere veramente quello che succede nello stivale è qui che bisogna guardare. Non alle metropoli, Non a Roma, Milano o Firenze.

Piosina però, oltre a rispondere magnificamente al compendio del piccolo borgo italico, con il suo pugno di case e il suo incrocio, va oltre. Sì, perché è un po' l'ombelico italiano. È proprio nel mezzo del Bel Paese. Al centro. Sul confine, come si è detto, tra Umbria e Toscana, in un crogiuolo di dialetti che qui perdono un confine preciso. Ci sono reminescenze di umbro, quello con la "u" tipica di Foligno, c'è l'emiliano che va a braccetto con la cadenza romana ma con influenza pugliesi (in particolare lo scambio delle a con le e). 

Piosina poi, senza pubblicizzarlo, senza dire nulla a nessuno, bagna i propri piedi nel Tevere. Qui è ancora un piccolo fiumiciattolo. Deve ancora prendere coraggio per diventare Il Tevere. Ma è comunque lui, il fiume da cui prende battesimo e gloria l'Italia. In una parola Piosina riassume in sè tutto di noi e della nostra storia. Anche sui temi più attuali a Piosina sono al passo coi tempi. Il prete è rumeno, serve altre tre parrocchie, fa da segretario al vescovo. "Viene solo il sabato. La Chiesa è sempre chiusa. La mancanza di vocazioni si sente anche qui”, dicono in paese. È un posto, insomma, in cui si incontrano storia e destino.

 

Il Tevere a Piosina

E a preoccupare è sopratutto il destino. Qui ci sono tre case storiche, due vie e due bar. Uno è quello commerciale che vende anche le sigarette. L'altro è un Circolo Acli. Proprietà della parrocchia è gestito da ragazzi volontari. A fianco stanno costruendo una casa per ragazzi disabili. Un centro di riabilitazione. Un altro di quei segni che ti fanno capire di star dentro un riassunto vivente del tuo Paese. In cui la gratuità (in questo caso di una famiglia che ha avuto un figlio disabile) è sempre stato il principale motore propulsivo.

 

 

E poi si resta atterriti. Ci sono due bar, dicevamo. Già, ma sette slot machine. Cinque nel bar commerciale, sul retro. Ma quel che è peggio, due nel Circolo Acli, nei locali della parrocchia. Perché anche lì dove il volontariato è la regola, dove dei ragazzi, per non vedere perso il luogo più caro hanno deciso di ristrutturare e prendere in gestione il locale, le macchinette la fanno da padrone. Sia nel bilancio dell'esercizio che nel tempo delle persone. "Senza, non riusciremmo a tirare avanti", dice il barista con un sorriso mesto.
 

Il circolo Acli di Piosina

Sul retro del Circolo, chiuse e abbandonate riposano due magnifiche piste di bocce. Polverose guardano dritte negli occhi le slot machine luccicanti. La domanda viene spontanea: ma perché non le riaprite, le valorizzate? A Milano, dico, nel quartiere Ortica c'è chi così ci ha fatto pure i soldi. "Se qui hai 5 euro non prendi il gelato e non giochi a bocce. Tenti la fortuna e torni a casa", risponde il barista.

È da Piosina che si deve continuare la battaglia no slot. Dal cuore del nostro Paese. Perché il virus ha attaccato il cuore. E desertifica pian piano.


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