Cultura

I vescovi americani: fermezza e moderazione

Questa mattina, in una dichiarazione distribuita ai vescovi del Sinodo, i vescovi degli Stati Uniti chiedono un'azione contro quelli che usano il terrorismo e a quelli che li assistono, non contro i

di Redazione

Questa mattina, in una dichiarazione distribuita ai vescovi provenienti da tutto il mondo riuniti nella sala del Sinodo, i vescovi degli Stati Uniti chiedono preghiera costante, fermezza e moderazione nel momento in cui “la nostra nazione intraprende un’azione militare” in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre. I vescovi sottolineano che questa azione “è diretta contro quelli che usano il terrorismo e a quelli che li assistono, non contro il popolo afgano o l’Islam”, e dichiarano di sostenere tutti gli sforzi per chiarire questo concetto. Questo è il testo della dichiarazione firmata da mons. Joseph A. Fiorenza, presidente della Conferenza episcopale, rappresentante al Sinodo la Chiesa degli Stati Uniti assieme a mons. W.D. Gregory e ai cardinali Keeler, George e Egan (relatore generale). “Nel momento in cui la nostra nazione intraprende un’azione militare, noi Vescovi della Conferenza chiediamo una preghiera costante, fermezza e moderazione in risposta all’attacco terroristico dell’11 settembre. Chiediamo di pregare per il nostro Presidente e i capi della nazione, per i soldati e per tutti quelli colpiti dagli attacchi terroristici. Rinnoviamo il nostro appello perché la nostra risposta militare sia guidata dai limiti concordati dell’uso della forza. L’azione militare è sempre da deplorare, ma può essere necessaria per proteggere gli innocenti o per difendere il bene comune. Noi appoggiamo gli sforzi per chiarire che la risposta militare è diretta contro quelli che usano il terrorismo e a quelli che li assistono, non contro il popolo afgano o l’Islam. I provvedimenti per assicurare la sicurezza dei civili innocenti sono necessari e importanti. Appoggiamo con fermezza le iniziative umanitarie a favore del popolo afgano, specialmente i rifugiati e gli sfollati. Siamo incoraggiati dagli sforzi per costruire una coalizione globale per ricercare la giustizia e una risposta esauriente usando mezzi diplomatici, economici e umanitari così come legittime misure militari. Andando oltre la crisi attuale, continuiamo a chiedere con forza di riprendere gli sforzi diplomatici e di altro tipo per ottenere una pace giusta per i palestinesi e gli israeliani, e un mondo che sia più giusto e più pacifico per tutti quelli che soffrono per la perdita dei loro diritti, dati da Dio. Ogni nostro sforzo deve essere guidata dal desiderio di un mondo che rispetti veramente i diritti e la dignità di ogni persona. Nel mezzo del conflitto, preghiamo per la pace. Dopo gli attacchi terroristici cerchiamo giustizia. In risposta all’odio, offriamo amore. Nel momento della prova ci rivolgiamo a Dio come rifugio e forza per mostrarci il cammino del conforto, riconciliazione e pace”.


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