Non profit

No alla pubblicità dell’azzardo. La svolta dell’Eco

Il direttore del quotidiano di Bergamo Giorgio Gandola spiega le ragioni di una scelta che potrebbe essere presa d'esempio: «Ma io non lancio appelli, penso alla responsabilità che ci siamo presi sul nostro territorio»

di Stefano Arduini

È un passaggio di livello che segna un cambio di passo che potrebbe risultare decisivo nella lotta contro il dilagare dell’azzardo: rinunciare alla pubblicità che arriva da questo settore. A rompere gli indugi sono stati due direttori di giornale, Giorgio Bardaglio del Cittadino di Monza e Brianza e Giorgio Gandola dell’Eco di Bergamo. Vita.it ha raggiunto quest’ultimo per farsi illustrare le ragioni e le ripercussioni di questa scelta.

Direttore, come si spiega una decisone del genere?
È una scelta conseguente alla linea editoriale di una testata come la nostra che da 130 anni non solo vuole raccontare il territorio, ma lo vuole anche rappresentare. Così da una parte abbiamo aperto sul giornale, sul sito e sui social network una finestra quotidiana dove raccontiamo i connotati di questo fenomeno attraverso dati, storie e denunce,  ma dall’altra abbiamo anche avviato una collaborazione con l’Asl, le associazioni e il Comune per provare ad contenere i danni provocati dall’azzardo.

Quindi non potevate continuare ad accogliere pubblicità pro azzardo?
Esatto, questa è stato l’input che ho dato al mio ufficio marketing e così sarà.

A quanto rinuncerete in termini economici?
A non molto. La pubblicità proveniente da quel settore sul nostro giornale non ha mai avuto grandi numeri, direi che avremo una riduzione di circa 80/100mila euro l’anno.

Avete avvertito gli inserzionisti?
No, non credo ce ne fosse bisogno e poi visto la nostra linea editoriale non è che negli ultimi tempi ci fosse la coda per fare questo tipo di pubblicità sull’Eco.

Fosse stato un settore più remunerativo sareste stati così tempestivi?
Non entrerei nel periodo ipotetico dell’irrealtà. I numeri sono questi e di fronte a questi numeri abbiamo preso una decisione ben definita.  

Un’ultima domanda: si sente di fare un appello ai suoi colleghi direttori perché seguano l’Eco su questa strada?
Ma no. Ognuno ha la sua storia e sente le sue responsabilità. Starei concentrato più su quello che succede in casa nostra, piuttosto che guardare in casa d’altri.
 

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